Biografia

Daniela Solive: quinte, specchi, pennelli. Se per arte, tra le innumerevoli definizioni e significati, intendiamo comunicazione, Solive, ci prende per mano e ci accompagna a “vedere”. Veder e passando attraverso la sala degli specchi, dove immagini, soggetti e tecniche pittoriche si sovrappongono divise da quinte dietro cui Solive si colloca e gestisce le proprie emotività, come artificio naturale creato per difesa di timori e oggettive paure che le certe referenzialità lascino posto a mistificanti cliché, originati soprattutto da un tessuto sociale disgregato, distratto, spesso banalizzante. Solive è una instancabile e irrefrenabile ricercatrice di quinte dietro cui potersi collocare per cogliere e mostrare il variare degli aspetti emotivi attraverso le scene dell’ auto rappresentazione. Ogni quinta collocata è una terna, un riflesso originato da un centro-palcoscenico su cui si manifesta lo spettacolo della propria esistenza, pervasa da celate passioni compresse e da innumerevoli stati emotivi. Nelle pause, tra i vari quadri di scena Solive si “accomoda” tra gli spettatori, lasciando che Daniela si affascini giocando,provando a passare attraverso gli spazi tridimensionali tracciati dalle immagini, che specchiandosi e riflettendosi, tessono un intricatissima tela. È il gioco che preferisce, che la attrae e che da sempre identifica le proprie emozioni e immaginazioni, in uno spazio illimitato e atemporale, ove i confini “geografici” originari si fondono per poi rifocalizzarli, come visti attraverso una lente di ingrandimento. Sabbia, paletta, rastrello e secchiello, sono ora da Daniela sostituiti con matite, colori, segni, spatole, tele, accovacciata sul bagnasciuga delle emozioni e della comunicazione. Prof. Francesco Berardi