Biografia
Dario Zaffaroni
(1943 – San Vittore Olona, MI)
Diplomato in Industrial Design possiede un percorso artistico che fonda le sue radici negli anni '60.
La percezione visiva è l'elemento fondante del suo lavoro. Zaffaroni gioca con la capacità dell'individuo di trasformare gli stimoli provenienti dai suoi organi sensoriali in informazioni e in significati fino ad arrivare, nei lavori più recenti, a sollevare degli interrogativi sui livelli di consapevolezza e di sublimazione dei messaggi.
Il fermento culturale fine anni ’60 e la frequentazione di artisti dell’avanguardia milanese in particolare Dadamaino, per Zaffaroni, è l’inizio di un ricerca artistica in cui non solo l'opera d'arte si allontanava sempre più dalla raffigurazione della realtà, ma l'osservatore perdeva la sua passività per entrare in relazione dinamica con l'opera: egli stesso poteva diventarne complemento e completamento tanto che il suo modo di interagire con essa poteva cambiarla o modificarle senso.
Zaffaroni si lascia affascinare da questo modo di fare arte e in Cromodinamiche Fluorescenti lavora con forme, rilievi geometrici e carta ritagliata fluorescente Esclude a priori qualsiasi forma di miscelazione del colore. La fluorescenza assume un ruolo di forte stimolo visivo, agisce quasi da richiamo dell'attenzione. Catturato lo sguardo dell'osservatore, lo affascina e lo sorprende invitandolo a un gioco di variazioni di toni, di luci, di rifrazioni, ombre e forme che sono il risultato del movimento dell'osservatore rispetto al lavoro artistico. Le forme geometriche, nel loro rigore matematico, sembrano imprigionate in strisce colorate che si intersecano come lacci, sbarre, costrizioni, ma appena il soggetto che guarda modifica il suo punto di vista le forme si liberano e acquistano dinamismo ed energia.
Nelle opere di Zaffaroni l'ombra non è mai grigiore. Non c'è nulla che evochi tristezza, malinconia, immobilismo, angoscia. Questi lavori sembrano un invito a spingere l'individuo a cambiare sempre il suo occhio prospettico sulla realtà, attingendo energia dalla luce e dalla forma, con lo stesso stato d'animo del bambino che esplora e gioisce della scoperta.
Dopo le Cromodinamiche Fluorescenti Zaffaroni intraprende un nuovo ciclo artistico in cui la percezione dell'opera abbandona l'aspetto solare e ludico e diventa più enigmatico. L'artista cambia strumento espressivo e utilizza il computer attraverso il quale cattura e rielabora immagini cromatiche nelle forme possibili grazie ai software disponibili e ne produce poi la stampa.
Questa scelta nasce dall'analisi del nuovo contesto sociale in cui la tecnologia, in particolare gli strumenti informatici, diventano sempre più il mezzo attraverso il quale l'uomo riceve gli stimoli percettivi e Zaffaroni si addentra in questo nuovo habitat.