Victoria Dragone
Il volo infinito … dal libro L’anima del Dipinto – 2017 – Marcianum Press - Venezia
David Urru è l’artista dal segno grafico armonioso e musicale. Il suo linguaggio è delicato e “confidenziale”, ha l’intimo marchio di una “lettera” scritta in un codice artistico. I suoi dipinti sono ideogrammi, realizzati da una linea sottile in movimento, dai punti scuri spruzzati con una certa premura e patos come da una penna attenta allo stato d’animo dell’artista, da macchie di colori che si sviluppano, o si restringono secondo i significati; a tutto ciò si aggiunge una scelta coloristica selettiva e ripetuta come un leitmotiv in un discorso poetico.
La tavolozza, limitata a pochi colori, non lascia spazio all’osservatore anzi concentra la sua attenzione sulle forme essenziali, strutture in cui dominano il rosso, il nero e il bianco in uno stretto legame gesto- azione.
I paradigmi del segno grafico trasmettono un senso di calmo distacco da una realtà disordinata e stancante e trasportano in un ordine cosmico di particolare lirismo, di profonda consapevolezza e introspezione spirituale.
L’artista descrive la genesi e l’effetto della grande collisione cosmica, compiuta nel mistero del buio, quando l’esplosione crea il movimento delle stelle cadenti, la frantumazione si disperde nell’infinito e qualche pezzo, color argilla, mette radici, Mistica Aurea.
Capire e rivelare il mistero della vita è per l’artista come scoprire la “pietra filosofale” dell’esistenza, una ricerca nell’alchimia del concepimento, della creazione in cui si fondono magicamente elementi essenziali della provetta-grembo materno in una nebulosa incandescente, Mistica alchemica.
L’uomo è presenza costante nella sua opera. E’ seguito passo dopo passo nel suo ciclico percorso di vita-morte, nelle sue travagliate lotte esistenziali, nelle sue reazioni alle fluttuazioni di un destino visto come un’Onda vitale da superare con l’acutezza e la forza della balena bianca.
L’essere umano è spesso raffigurato da una linea chiara filiforme. A volte è posizionato su una fascia nera: la terra; i suoi movimenti sono ondulatori, sorpresi nell’impegno di andare avanti per riuscire a conquistare la fascia superiore del rosso potente: la fiamma della vita. Grumi neri schizzano in un cielo bianco, immenso, implacabile come una pagina ancora non scritta. Dall’alto, da uno spazio indefinito “fulmina” una freccia rossa, segnale divino, Armonica dinamica.
A volte la sagoma dell’uomo è evocata come venisse dai tempi lontani, come fosse rinata dalle terre sabbiose dove era stata seppellita nei templi misteriosi del passato. Dal tempo reale, sfreccia all’orizzonte, sotto un cielo azzurro con delle nuvole di cotone, una forma bianca, l’anima, e si avvicina a resuscitare il corpo arenato, superando e rompendo nella sua traiettoria la ragnatela caotica interposta come una barriera, Generazione Aurea.
L’artista raffigura la vita nella forma perfetta del cerchio, una linea che non si interrompe mai e gira tra i cicli infiniti, in cui l’uomo accumula la luce, l’energia eterna che porta oltre il suo corpo di sangue e acqua, Il cerchio della vita.
E quando la serenità del cielo si unisce alla profondità del mare ed insieme coprono come un sepolcro la sagoma dell’uomo, un lungo filo lega il suo corpo astrale al circuito universale sotto lo sguardo di un sole che vigila come una coscienza onnipresente, l’Incontro ancestrale.
Per questo discorso pittorico - lirico i colori scelti da David Urru sono il bianco, l’energia spirituale e il cielo infinito; il rosso, la sostanza vitale della vita e la passione con la quale si partecipa alle emozioni creative; il blu, il liquido primordiale, generatore, e la profondità delle acque; il nero, la terra e il buio della germinazione; il grigio, l’argilla, mitica metafora della vita-morte.
Nella paesaggistica di David Urru il soggetto perde i caratteri naturalistici e diventa proiezione cosmica, il cielo si unisce al mare nello stesso ondeggiare, la schiuma bianca si increspa saldando l’unione con le “lettere” della purezza, l’uomo è presente con le sue tracce dipinte di rosso, mentre in un angolo appartato la terra fa lo sforzo di mantenersi rotonda, Mare Mistico.
L’incessante animazione dei ritmi universali è ancora più concreta nell’ Oceano in movimento. L’artista anima l’immagine con il soffio di una “burrasca” esistenziale che gonfia da dentro le acque, alzando marosi verso il cielo meravigliato ma partecipe, arrossato dai raggi dell’alba, e mentre dall’alto grafiche sottili schizzano sull’intera immagine messaggi da decodificare.
Nemmeno Il mare d’inverno ci dà la sensazione statica di una superficie ghiacciata, anzi sotto la schiuma rappresa dal freddo e stesa sulle acque come la zampa di un gigantesco uccello, la vita freme nel profondo.
I ritratti mostrano la complessità delle altre composizioni, all’artista piace aggiungere al volto umano sfumature di significati riflessi, che sottolineano ancora il suo messaggio di esaltazione dell’esistenza prolungata all’ infinito, come sostanza di energia spirituale assoluta.
Oltre lo sguardo : un profilo con tratti sottili guarda “oltre” l’immensità del fondale, della fascia di terra e della superficie del mare. Emblematico il Profilo del saggio: la tela, tutta dipinta di rosso e marchiata da segnali- punteggiature nere, mostra in un angolo un profilo generato dalla trasparenza del fumo: la futilità del corpo, l’eternità dello spirito.
Il Gabbiano al tramonto appare come una professione di fede artistica. Il dipinto ci porta col pensiero alla celebre poesia di Baudelaire, ma il suo significato è ben altro. I due “alati” sono ugualmente simbolici del destino dell’artista, ma l’albatro del poeta, caduto dal suo ambiente di “viaggiatore”, diventa “ per le ali del gigante” goffo sulla terra ferma e di conseguenza viene deriso dalla gente comune; invece il gabbiano dell’artista è libero in uno spazio illimitato per voli infiniti.