Germano Beringheli

Germano Beringheli - per “Il Lavoro” Germano Fiorito e il suo “transito” 18 marzo 1984 -

Una dichiarazione poetica, nelle opere di Germano Fiorito esposte in personale alle “Prigioni” sestresi, la si trova scoperta nella conquista lenta e caparbia di un astrattismo “informale” trapassato da una lontana origine figurativa, eppoi dai moti naturalistici e riflessivi della scuola italiana post-cubista (Merlotti, Birolli, Vedova) a quelli più gestuali e internazionali della action painting (da Pollock a Kline).

Pittura perciò, assorta nella declinazione di un far pittura come un possibile rispondente alla natura espressiva del segno quale analogo dello stato d’animo emergente con la sua energia espressiva dall’interno. Dall’inconscio, e del colore (che è anche materia) quale luogo della testimonianza esistenziale agita con epifanica irruenza. Le immagini riferiscono così il momento del vissuto dell’artista come presente congruente all’esistenza quotidiana, agli avanzamenti e ai ritorni del transito, alle dilatazioni sensibili, agli umori.

Il risultato è eminentemente pittorico (anche se i contenuti comportamentali delle “taches” possono essere letti psicoanaliticamente, come emblematici) per cui, al di là dei problemi generali di poetica, seducono l’occhio accesi e fascinosi lampeggiamenti cromatici, intensi dialoghi formali.