Biografia

Laura Bracchi nasce a Bologna nel 1984.

Comincia la sua carriera artistica a 17 anni, quando decide di prendere lezioni da Demetrio Casile nel suo Atelier di Bologna. 

Prosegue poi nel segno della matita, sotto la guida del professor Roberto Canaider, il quale la instrada alla scoperta dell’acquerello.

Attualmente frequenta corsi e stage con diversi Maestri di Acquerello, tra cui Davide Peretti e Angelo Gorlini, da cui prende numerosi spunti per le sue sperimentazioni.

Da sempre appassionata del corpo e del ritratto, la sua è una ricerca profonda che, partendo dal reale e il concreto, mette in luce quello che sottende ogni forza presente nel mondo: l’Anima.

Ad oggi, ha partecipato a diverse collettive assieme ai suoi colleghi a Bologna e dintorni.

E ora la parte meno noiosa (spero) e formale! Tutti mi chiedono “Perché l’arte? Perché l’acquerello?”

Intendete chiedermi perché non preferisco una bella oretta di palestra tutti i giorni, accompagnata da uno spritz in compagnia e una scampagnata per i colli di Bologna il sabato pomeriggio?

Perché se non amassi l’arte non potrei vedere ogni cosa con occhi sempre nuovi! Se non provassi un gusto pazzesco nell’appoggiare quella misera chioma di peli di martora sul foglio ruvido, probabilmente non amerei nemmeno fare i segnaposti con mia sorella per Natale!

Attraverso l’arte sperimento me stessa e la materia che mi circonda, definisco un modo di stare nel mondo, un modo liquido oltre che solido.. Ogni volta che dipingo il mio istinto parte e ho subito il desiderio di riprendere per curiosare, provare, vivere! A volte non riesco a smettere. Lo faccio soprattutto per me.

Dipingere per me è come un gatto che segna il territorio facendo i suoi bisogni ad ogni angolo.

Ho bisogno di tracciare una mia scia, esistere oltre il mio corpo e i miei odori.

E’ forse la sensazione che prova una madre quando guarda suo figlio, come se tutto quell’universo concentrato in lei esiste e si muove anche Fuori da lei! È assurdo tanto quanto mistico!

Perché l’acquerello? Sì probabilmente sbaglio a fissarmi con l’acquerello. È meno fruibile, meno spendibile, meno d’impatto!

Ma io non dipingo per colpire le persone, non dipingo per vendere quadri, perché anzi ho paura che questo sporcherebbe i miei lavori, il mio istinto.

Dipingo per provare emozioni, e l’acquerello è di gran lunga la tecnica che più me ne trasmette!

Dipingere ad acquerello è entrare in un mondo acquatico in cui tutto quello che accade è prevedibile in minima parte. L’acqua lavora sul foglio almeno quanto me, e mentre dipingo si crea come una danza attorno al pennello, e finisce che gioco con l’acqua! Il risultato di un acquerello è frutto soprattutto della casualità. L’acquerello è per me il simbolo della vita! Quando viviamo non abbiamo tempo di sbagliare, tornare indietro e rimediare. La vita prosegue e gli errori restano, possiamo solo affrontarli e vincerli, oppure accettarli, ma non cancellarli. L’acquerello è così, e visto che io non amo guardarmi indietro e vivere la vita di un altro, non potrei mai dipingere altro se non l’acquerello..

E’ proprio questa condizione di essere irrimediabile che rende l’acquerello magico e tragico come la vita stessa.

Non potrei fare a meno di lavorare così..