Maurizio Quartieri

Non sempre gli artisti riflettono nelle opere quello che provano dentro.

L’acquerello poi impegna il pennello con il supporto dei sentimenti.

Laura Bracchi ha deciso per questo percorso, che calca con genuina devozione la leggera evanescenza dell’acquerello, il quale l’ha conquistata non tanto sulla strada di Damasco, bensì su quella della passione pittorica.

La nostra artista passo dopo passo, cammina sulle orme dei grandi acquerellisti del XIX e XX secolo, ma con una elevata capacità di personalizzazione dei soggetti, risolta tecnicamente con doti da “maestro” ed in più riesce a corredarli di un “chip“ biologico artistico che caratterizza i soggetti dipinti, senza formalizzarli nell’elettronica di un anagrafe globalizzata. Così la languida posa della donna esibita col solo corredo dell’ “intimo“, ha ancora nello sguardo una nostalgia d’amore che non può nascondere.

Un’altra giovane donna si contorce in avanti, “gridando il nome di qualcuno: e quell’urlo lo sente persino chi osserva questo onirico acquerello”.

Lo “yoga“ di una terza opera (la nudità completa, in Laura Bracchi non è mai volgarità, ma piuttosto ricerca delle origini per l’anima che riempe corpo e mente), ci espone una giovinezza spogliata, sebbene il peccato di come non abbia tramato asilo. Poi ci scorrono davanti paesaggi con “piombo dentro le nuvole“, anticipatrici di temporali, che non nascondono di essere tempeste quotidiane del vivere contemporaneo.

Bello fra tutti il minuzioso lavoro che illustra un tunnel a “senso unico“ dal quale escono un’auto ed un giovane in sella ad un motorino. Non è forse la gradazione ingiusta della nostra società che percorre le vie della vita a volte ingiustamente e…..a fari spenti?

Brava Laura: ha capito che il tocco dell’acquerello è evanescente solo per chi non vi comprende Il peso dei “ segni esistenziali “. E poi sa di rischiare in proprio: gli errori all’acquerello, nella vita come sulla carta, non si correggono mai!