Biografia
Geometrie, simmetrie, astrazioni. Parole che normalmente non
sono associate all’emozione, ma che, al contrario, suggeriscono distacco e freddezza, calcolo senza alcun tipo di trasporto.
Eppure le geometrie, le simmetrie e le astrazioni di Leandro
Antonini portano con loro molte emozioni e non semplicemente
perché la sua arte non è fatta solo di questo, ma anche perché
è proprio dall’emozione che egli si fa guidare quando realizza
le sue opere.
In questo elemento è facile individuare una chiara ispirazione
derivante da uno dei movimenti che più hanno condizionato il
mondo dell’arte del XX secolo e che continua ad influenzare
l’immaginario iconografico contemporaneo: l’Espressionismo
Astratto.
Jackson Pollock e i suoi dipingevano privilegiando la creazione spontanea, l’emotività auto-espressiva esasperando il lato
emozionale della realtà rispetto a quello percepibile oggettivamente e la combinavano con l’estetica anti-figurativa e staccata dalla raffigurazione del vero delle scuole europee del primo
Novecento, da qui il nome appunto di Espressionismo Astratto.
Anche per Antonini è così, infatti, la creazione avviene in tempi
molto brevi per preservare lo slancio emotivo che ne ha permesso la nascita. Sull’onda di quella emozione e senza nessuna sovrastruttura allora nulla è scontato: i materiali utilizzati,
ad esempio, possono essere molteplici, con una predilezione
però per stucchi e colle che permettono di ottenere l’effetto del
rilievo, tanto amato dall’artista.
Stessa cosa avviene per la scelta dei colori: l’artista non disdegna i colori ad olio per effetto e sfumature, ma ha una netta preferenza per gli smalti e gli acrilici poiché gli danno la possibilità di dipingere “a getto”, tramite l’uso di colore puro, la cosiddetta tecnica del “dripping” o sgocciolatura. Modulando la quantità del colore e la forza del gesto, egli riesce ad ottenere linee e vortici più o meno marcati,
per una composizione che solo a prima vista appare casuale perché libera. Il risultato finale
vuole stupire, ammaliare e certamente riesce in questo intento poiché suggerisce bellezza ed
armonia.
Tutto ciò nonostante, come precedentemente detto, non vi siano rassicuranti paesaggi o ritratti
nei quadri di Leandro Antonini, ma forme astratte o sagome appena accennate. Tali forme si
sposano in maniera eccellente con contrasti ed effetti cromatici e grazie alle loro connotazioni
non definite e lontane da tutto ciò che conosciamo e siamo abituati a vedere risultano ancor
più misteriose ed affascinanti.
Come i suoi illustri maestri dell’Espressionismo Astratto, Antonini inoltre tratta ogni parte della
tela allo stesso modo: non c’è limite per la stesura del colore, il quadro continua oltre il quadro, anche grazie all’uso a volte di pannelli multipli che formano la totalità dell’opera. Come lui
stesso asserisce questa scelta è dettata dalla sua visione della tela: “come se essa non fosse
uno spazio limitato, ma solo il punto di partenza dell’opera verso l’infinito”.
Per puntare all’infinito però bisogna essere animati non dalla pura spontaneità ed istintività,
ma unire a queste caratteristiche anche la sapienza del gesto e la razionalità. Perciò quando Leandro Antonini dipinge questo insieme di forze, apparentemente contrapposte, lo guida
innanzitutto nella scelta dei colori e dunque degli accostamenti. Poi indirizza la sua mano nella
stesura del colore in zone precise della tela ed infine lo accompagna fino alla fase finale, la più
difficile: quella in cui arriva la consapevolezza che il risultato è stato raggiunto e che l’opera
non ha bisogno di ulteriori arricchimenti. L’equilibrio è stato raggiunto, il quadro è finito.