Lellab - pittore contemporaneo

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Lellab

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La pittura può ancora creare visioni della realtà da prospettive non scontate? Difficile dare una risposta univoca. La domanda stessa diventa superflua se ci si pone dal punto di vista della storia della disciplina e della percezione: che la pittura crei, di volta in volta, visioni differenti della realtà, è cosa ovvia. La pittura ha sempre cercato di tradurre, almeno dal moderno in poi, i sentimenti, i desideri, i pensieri che solcano lo spirito umano in forme e colori, facendo riferimento alle cose che abitano il mondo; e quando non vuol chiudere i canali della comunicazione diretta, rimanendo dichiaratamente figurativa, è più facile che arrivi a chi si trova di fronte ad essa con il solo proposito di riconoscere quello che sta vedendo. È così che la sua mediazione estetica diventa pura narrazione visiva e l'analogia tra realtà e rappresentazione, si disperde, come polvere al vento, tra le innumerevoli varietà di cose dipinte, come accade nelle tele di Lella Bonardo. Il suo silenzioso procedere artistico, le cui tracce sono testimoniate da una variegata produzione pittorica e da una passione coltivata con meticolosità e impegno costante, può essere racchiuso in un solo termine: colore. È il colore, infatti, a dominare sulle figure ritratte, o per meglio dire, è il colore, con la sua luminosità accesa, che ne determina il carattere e i contorni. Siano essi, animali, paesaggi, abiti o ritratti femminili, è la resa del colore con le sue variazioni e contrasti di tono a definire la ricchezza delle figure, ritagliandole, spesso, da uno sfondo monocromo. I grigi, i bianchi, i blu cobalto o i ciano, si accostano agli ocra, ai verdi smeraldo, ai rossi geranio, ai neri, alle terre d'ombra, in un impiego di tinte forti e contrasti cromatici aspri che esemplificano e schematizzano forme, dove l'eliminazione della prospettiva e l'appiattimento dello spazio, richiamano suggestioni provenienti da un giovane Matisse o da un Gauguin, affascinato dai paradisi esotici o, ancora, da certa pittura Naïf, carica di espressioni naturalistiche e fiabesche. La stesura di pennellate di colori quasi puri, poco mescolati, le ampie campiture, modulano il repertorio stilistico di Lella Bonardo, variando, di volta in volta, il taglio della composizione e la ricerca dei soggetti. Scimmie, cavalli, conigli, orsi, e, soprattutto, cani compongono una scena pittorica tenera e domestica, in cui l'impatto e la semplicità della rappresentazione completano il dettato realista delle figure. Semplicità e realismo che ritroviamo anche nella serie di tele dedicate agli abiti maschili e femminili appesi a strutture esili e funzionali, quasi a formare delle cornici all'interno del quadro stesso. Come nature morte, sobrie o eleganti, abiti rossi o azzurri si stagliano da fondi dorati. Leggeri e sospesi, raccontano piccole storie di uomini e donne, indizi visibili nel cui tessuto si cela una certa inquietudine, riverbero dell'attesa di corpi da rivestire. Infine, il gesto calmo e disteso di Lella Bonardo, acceso dalla passione per la figurazione, prende la via del ritratto e del paesaggio. Qui, trasognate e dolci come una torta di marzapane, case, finestre, strade, fiori e alberi sono illuminati da una luce irreale, che proviene dalle cose stesse, mentre nei ritratti, più misteriosi, i volti femminili confinano il lato ombroso dell'umano, in un simbolismo che trascende la pura esteriorità.


Gian Alberto Farinella

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