Enrico Caruso
Il gruppo di corrente (1938 – 1940), attorno al quale erano raccolti i maggiori esponenti dell’arte, ha saputo lasciare ai posteri una nuova realtà pittorica priva di ardui compromessi e quindi libera da qualsiasi schema e da qualsiasi restrizione. Nascono così grandi artisti come Guttuso, Maccari, Migneco, etc. che sviluppano in tutta “ tranquillità “ un proprio stile, aprendo, così le porte ad un realismo “ d’avanguardia “.
Chi ha saputo cogliere al meglio questo momento storico – politico - culturale è Lorenzo Chinnici. La scelta tematica del maestro volge su due direzioni: da una parte sul paesaggio della terra siciliana, alla quale appare estremamente legato e dall’altra sulla presenza di persone – personaggi di una vita che intorno a lui si svolge con i suoi drammi, le sue gioie e la sua irrimediabile noia.
La sua pittura omogenea nella sua stesura policromatica piace, quindi per diversi motivi.
Innanzitutto perché è una pittura pulita, geometricamente contenuta entro contorni ben precisi che esprime già da se una padronanza non comune nel disegno in sé a dare risalto ai soggetti, ma anche la scelta e l’accostamento dei colori utilizzati non solo come fatto riempitivo ma come intima pienezza delle cose.
Nasce a Merì nel 1942. Nell’ambito siciliano, quindi, costruisce la sua figura di pittore delineata soprattutto da amare esperienze avute nella sua giovane età. E’ da questa esperienza infatti che l’artista ricava opere cariche di drammaticità che via via vanno alleggerendosi, pur mantenendo caro ed inviolabile il tema a lui più congeniale che è, appunto, quello del mondo siciliano con la volontà di recuperare momenti di un mondo spensierato.
Vengono così a crearsi paesaggi, ritratti e stralci di esistenza di contadini, pescatori, bambini in una sorta di realismo quasi immaginario. Nel far questo, l’artista, pur restando con i piedi ben saldi a terra, evita quel grosso errore in cui incappano quanti si affannano in una sterile rappresentazione del reale, non soltanto nell’illusione di poter fare qualcosa di meglio, ma soprattutto traendo un mondo a parte non specchio ma proiezione del reale. Con la figura umana, spesso molto ben realizzata, implica una forte tensione quasi tormentata, mentre di solito il paesaggio sembra preludere ed invitare ad una piacevole serenità facendo uscire, quindi, una sorta di racconto che va al di la delle immagini e che implica la partecipazione non soltanto dell’occhio ma anche del sentimento