Mario Truscello
Il Maestro dei colori
Chinnici è pittore di razza già da quando, giovanissimo il grande Salvatore Pugliatti, in un affollato Concorso estemporaneo di pittura lo distingue e gli assegna il primo premio, incoraggiandolo ad un cammino artistico che non svagherà mai dal rapporto tensivo col reale, sempre rappresentato con gagliarda ricchezza di temi e di colori. Da allora il pittore pur col riserbo che gli è proprio e la distanza dalle mode del figurativo contenutistico, si è inserito in qualificati ambienti artistici, non trascurando la partecipazione ai vari concorsi e seguendo il dibattito artistico. Personalmente seguo da qualche tempo il lavoro di questo artista e confesso che non lo attirano le strade confortevoli delle mode e degli sperimentalismi freddi e analitici; il suo fare artistico è a tutto tondo nella storia del realismo. Oggi il pittore, come osserva Lucio Barbera che l’ha presentato in catalogo, è giunto alla maturità espressiva in quel gusto della pittura quotidiana per il paesaggio e la vita della sua terra. Le sue esibizioni attuali permettono di – leggere – l’ostinata perseveranza artistica di Chinnici. Dai luoghi reali del paesaggio siciliano, infatti, (Spannocchiatrici – raccoglitrici di olive) a quelli immaginari (paesaggi di campagna – strade di collina) dove il linguaggio si fa creatività della realtà, egli soggiace alle seduzioni del cuore e della fantasia, alla naturale malinconia del siciliano, al senso della solitudine e alla pietà per le fatiche del vivere e il suo segno ne prende forza e vita, pathos e pietas. Simboli umani e mitici sono i suoi pescatori, i vecchi e le barche, i suoi umili in attesa. Questi ultimi lavori anzi annunciano la nuova stagione di Chinnici e sottolineano il suo stato di grazia. Di grande respiro ed impegno artistico, in comune sfondo immobile e carico di tristezza, la rappresentazione si fa amara e dolente e si esalta nei colori in toni assoluti si da dare ai soggetti una moderna luce caravaggesca. Il discorso figurativo qui abbandonando l’urgenza del dire tende ad un realismo di astrazione personale e la pienezza figurativa da conto dell’energia creativa. Energia che il critico Marcello Danzè ha individuato nell’Eros di – Dopo – una delle sue opere più celebri, in cui la fisicità degli amanti simili a figure michelangiolesche ed il colore modulatamente vibrante del rosso cinabro manifestano sentimento, vitalità, slancio. Inevitabilmente dunque il viaggio Chinnici intorno alla realtà , pieno di rischi e di pericoli felicemente azzerati, approda alla memoria del vero, alla metafora della realtà , ad – una sorta di racconto che va al di la delle immagini e che implica la partecipazione non soltanto dell’occhio ma del cuore -, in una compenetrazione sempre più intima e coinvolta tra vita, natura, arte.