Salvino Greco
Il paesaggio reale di Chinnici
La pittura di Chinnici, omogenea nella sua stesura policromatica, piace per diversi motivi. Innanzitutto perché è una pittura pulita, geometricamente contenuta entro contorni ben precisi che esprime già da sé una padronanza non comune del disegno. In secondo luogo perché non è il disegno in sé a dare risalto ai soggetti e comunque non solo il disegno, ma anche la scelta e l’accostamento dei colori, non utilizzati soltanto come fatto riempitivo, ma come contenuto, ovvero come intima pienezza delle cose. In terzo luogo, questa infonde, una sensazione quieta ed acquietante che fa desiderare quei posti e che li avvicina alle nostre aspirazioni come ideali momenti di riposo e di relax.
Forse c’è anche un messaggio in questa definizione della natura chinniciana, un messaggio o un invito, se così vi pare, ad amare di più la natura e sentirla come elemento importante della vita dell’uomo, per rispettarla anche meglio e non gustarla con montagne di cemento e con lunghi nastri d’asfalto, freddi d’inverno e roventi d’estate. La natura di Chinnici mi richiama elementi bucolici, angoli di verde curati dall’uomo per il suo civile crescere e vivere, squarci di vita marinara tenuti ordinati per una minore sofferenza dell’uomo nel lavoro.
E non mi sembra neanche del tutto esatto definire la pittura del Chinnici come trasposizione concreta del reale a seguito di una sommaria e fedele lettura del presente. Ci sono infatti talune sue marine-posteggio di barche in cui su qualunque realtà aleggia un velo di fantasia, una visione quasi onirica delle immagini che in alcuni casi sono tenute appositamente ferme in una contornazione precisa ma non lineare, quasi trasbordanti in un alone velato da un pizzico di contenutismo irreale.
Guardate a mò d’esempio le marine con barche e i paesaggi con case. Qui il Chinnici, più che sottolineare il suo profondo amore per la natura, che pur c’è, tenta anche di colloquiare con essa. Tenta cioè di stabilire un rapporto sensitivo, uno scambio di reciproca collaborazione: io natura ti dò la vita e tu uomo mi mantieni ordinata e pulita, senza degradarmi, senza uccidermi. Forse c’è anche questo messaggio nei quadri naturalistici del Chinnici, una sorta di poesia a colori volta a cantare la semplicità della vita campestre e marinara, per contemplarvi un ideale di beatitudine e di serenità dell’animo, pago di quanto la natura offre e la civiltà dell’uomo non ha ancora viziato e contaminato.
Né sfugge a questa considerazione l’atteggiamento stesso dell’uomo che, là dove trova spazio e misura nel quadro chinniciano, diventa protagonista pensoso e riflessivo, quasi religiosamente rispettoso della natura in cui si trova e dalla quale ricava spunti per una meditazione metafisica, come chiunque può leggere nei quadri dove vi sono i vecchietti seduti sulla marina solitaria.
Ma Chinnici, naturalmente, non è tutto qui. I suoi quadri vanno visti anche in una inquadratura arredativi moderna, lontano dai cliches del classicismo tradizionale, per ricercare soluzioni riempitive che oltre la forma hanno anche la validità del contenuto decorativo.