Biografia
IL MONDO DI MARCO CINQUINI
L’artista Marco Cinquini nasce a Lucca il 5 Febbraio 1964 sotto il segno dell’Acquario, segno zodiacale che sembra calzare a pennello la sua arte con tutte le sue peculiarità. Il blu, colore di riferimento a rappresentare la spiritualità, il Dio Zeus simbolo del segno ad irrorare d’acqua la terra, per rendere fecondi i semi della vita. Nelle opere di Cinquini, il blu del cielo e non solo, è predominante; con l’acqua, immancabile elemento che si ritrova come appuntamento costante in ogni suo lavoro, un connubio, come amalgama ovvia e naturale, per tessere in modo coerente e credibile la sua espressione.
I vari messaggi di cui è pregna la sua arte, gioca a fuoriuscire dal suo interiore, centellinato e dosato, da una caratterialità schiva e introversa, che tende a preservare aree di privato, difficili da smantellare o mostrare in modo totale.
La sua non è “pudicizia” ma il naturale bisogno di aprirsi nella quantità necessaria per essere capito, in realtà i suoi passi di “apertura”, sono stati enormi in questi anni, l’attenta lettura delle sue opere è in grado di descrivere quasi completamente la sua anima. L’artista ha piacere che l’osservatore arrivi a comprendere anche i lati più intimi della sua essenza, ma cela alcuni messaggi dietro a dei simboli che la sua mente ha generato negli anni. Un codice segreto che l’artista agevola nel suo dipingere, nella speranza che l’osservatore ne carpisca anche i più reconditi significati.
La lettura delle opere di Marco Cinquini, non può essere superficiale, la piacevolezza dei soggetti e della stesura cromatica, non deve trarre in inganno ed è riduttivo apprezzarne la bellezza estetica, senza comprenderne il vero significato profondo che questa contiene.
Nelle sue opere c’è rappresentato tutto di lui, sofferenze passate e angosce ancora presenti, infanzia, giovinezza e maturità, amori passati che hanno lasciato nel suo cuore tracce di rimpianto e rancore, amori presenti, tanto importanti da essere percepiti come fonte d’acqua, indispensabile per la sua stessa sopravvivenza.
Il passare degli anni con l’acquisizione, molto spesso involontaria, d’esperienze e certezze, non l’ha reso più forte, ma semplicemente più consapevole della sua fragilità emotiva, questa la motivazione prima, del suo bisogno di dipingere. L’artista urla il suo bisogno di comprensione e amore, la necessità di certezze dopo tante esperienze passate che gli hanno lasciato l’amaro in bocca e nel cuore, oltre a ferite, che il tempo ha il compito di sanare.
La sua purezza d’intenti lo rende simile ad un bambino, scevro da preconcetti e infrastrutture che potrebbero storpiare la veridicità del suo raccontarsi; i suoi dipinti, si trasformano nel suo diario intimo. Occorre educazione e sensibilità per comprenderne il valore nel suo complesso e poterne trarre un’appagante emozione, sprigionatasi dall’anima carica di commovente umanità, di un artista ispirato.
La scelta di descriversi pittoricamente sotto metafora di fiaba, rientra nella sua concezione lirica di voler facilitare la comprensione degli svariati messaggi che inserisce nelle sue opere, la cura quasi maniacale della composizione è frutto di studio e sperimentazione perpetuati in tanti anni d’esercizio, la gradevolezza dell’insieme, rientra nel bisogno dell’artista di offrire all’osservatore, oltre ai complessi contenuti, anche una gradevolezza estetica che favorisce il naturale gradimento dell’opera stessa.
Steccati desinenti a punta, aiuole a delimitare perimetri marcati: questi simboli, indicano zone di competenza privata, invalicabile, come certezze acquisite da cui non si può prescindere. Ci sono animali a guardia e difesa, difficili da superare, rifugi dove sentirsi protetti, corsi d’acqua che dividono in due la scena, come naturale elemento di protezione da possibili invasioni, ci sono segni che confermano un grande amore in atto che va difeso e protetto con tutte le forze possibili, animali che incombono con fare minaccioso e altri che sembrano portare la pace; su tutto, un cielo protettivo come una fantastica coperta, che fa sperare in un futuro migliore.
Pittura “Espressionista Simbolica”, quella di Marco Cinquini, non scevra da contaminazioni, derivate dallo studio approfondito d’artisti del passato, come: Vincent Van Gogh, Marc Chagall, Joan Mirò, Vassily Kandinsky ed il concittadino, Antonio Possenti. L’apporto che questi illustri predecessori hanno dato all’opera di Cinquini, è da ritenersi di “facilitazione”, infatti, l’artista entrando nello spirito creativo di questi, ne ha assorbito alcuni passaggi evolutivi, bai passando in questo modo ostacoli già conclamati, per poter raggiungere in modo più agevole l’obbiettivo che si è proposto.
Niente s’inventa e la comprensione di queste esperienze non dissimili dalle sue, lo hanno proteso avanti nella sua concezione artistica, liberandolo da un provincialismo che lederebbe non poco, il suo bisogno d’essere innovativo e originale.
Lorenzo Pacini
Critico d’Arte Luglio 2018