Biografia
Michele de Simone vive e lavora a L’Aquila.
Unisce l’attività artistica, iniziata sotto la guida del padre Rodolfo (1923-1996), pittore radicato nella scuola abruzzese-napoletana dal quale ha preso coscienza ed ereditato gli strumenti del mestiere e l’attrazione per l’Arte, a quella di Medico Endocrinologo Pediatra e già Docente di Adolescentologia e Pediatria presso l’Università degli Studi di L’Aquila.
L’avventura pittorica inizia, quindi, da giovanissimo, intorno agli anni settanta muovendo, oltre che dalle informazioni visive tratte dai lavori del padre, anche dalla lunga tradizione pittorica figurativa presente nel mondo artistico dell’aquilano maturando il proprio lavoro creativo al tempo di Amleto Cencioni (il pittore del “paesaggio aquilano), di Giuseppe Centi (l’anima aquilana delle avanguardie europee). L’equilibrio formale, l’ordine, la chiarezza espositiva, la luminosità atmosferica, la prospettiva aerea, le armonie cromatiche sono entrate a far parte, sia pure in misura diversificata, del proprio bagaglio figurativo.
Tanta vitalità artistica è stata determinante nel periodo formativo e l’accentuarsi della crisi e del disordine nella società contemporanea, hanno modificato il suo DNA formale pittorico comportando una svolta creativa del linguaggio: la vena impressionista – versante francese – ha lasciato il campo alle trepidazioni espressioniste con gesto pittorico istintivo. Il nuovo “figurativo” esplicita le motivazioni quotidiane umane e culturali dell’artista con intensa inquietudine creativa in un percorso che, comunque, non nega la sostanziale presenza del “vero”.
Unisce l’attività artistica, iniziata sotto la guida del padre Rodolfo (1923-1996), pittore radicato nella scuola abruzzese-napoletana dal quale ha preso coscienza ed ereditato gli strumenti del mestiere e l’attrazione per l’Arte, a quella di Medico Endocrinologo Pediatra e già Docente di Adolescentologia e Pediatria presso l’Università degli Studi di L’Aquila.
L’avventura pittorica inizia, quindi, da giovanissimo, intorno agli anni settanta muovendo, oltre che dalle informazioni visive tratte dai lavori del padre, anche dalla lunga tradizione pittorica figurativa presente nel mondo artistico dell’aquilano maturando il proprio lavoro creativo al tempo di Amleto Cencioni (il pittore del “paesaggio aquilano), di Giuseppe Centi (l’anima aquilana delle avanguardie europee). L’equilibrio formale, l’ordine, la chiarezza espositiva, la luminosità atmosferica, la prospettiva aerea, le armonie cromatiche sono entrate a far parte, sia pure in misura diversificata, del proprio bagaglio figurativo.
Tanta vitalità artistica è stata determinante nel periodo formativo e l’accentuarsi della crisi e del disordine nella società contemporanea, hanno modificato il suo DNA formale pittorico comportando una svolta creativa del linguaggio: la vena impressionista – versante francese – ha lasciato il campo alle trepidazioni espressioniste con gesto pittorico istintivo. Il nuovo “figurativo” esplicita le motivazioni quotidiane umane e culturali dell’artista con intensa inquietudine creativa in un percorso che, comunque, non nega la sostanziale presenza del “vero”.