Miria - pittrice contemporanea

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Miria

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Biografia
Curriculum

Nelle nobili intenzioni dell’arte, la pittura di Miria Mesiano è un itinerario intensamente partecipato alla scoperta del Paradiso Terrestre, inteso come uno stato ancestrale che pulsa dei misteri confortanti della vita. Il conforto che l’arte può donare deriva dall’espressione di un atavico sentimento di unione, che manifesta il riflesso spirituale di una realtà originaria e armoniosa che il mondo quotidiano dimentica. L’artista invece si adopera a ricordare, esercitando il suo talento per risalire la corrente ingannevole del tempo fino al momento folgorante dell’Essere che tutto riunifica nell’eterno presente. Seppure i mezzi del pittore, la forma  il colore, possano sembrare esigui, sono propriamente quelli che intessono la Creazione. E la pittura di questa artista mostra splendidamente la tessitura di un arazzo che cura e ritrova i disegni originali di trama e ordito, di colore e segno, compiendosi come rivelazione. Sulla vivace trama cromatica, il suo pennello ricama linee quasi calligrafiche che seguono intuitivamente le curve labirintiche della vita, alla ricerca del centro essenziale da cui si può comprendere il senso segreto dell’intero tracciato. Da esperta tessitrice, la pittrice riannoda i fili interrotti dalla disgregazione mondana, ma soprattutto, con sapienza rabdomante, segue l’istinto ancestrale, femminile, delle tinture, e da ciò coglie amorevolmente i simboli della forma. Infatti quella di Miria Mesiano è, in primis, una pittura spontanea di aure cromatiche.
Le aure del colore sono la grande scoperta esoterica dei pittori moderni, che le intesero come trascendenza dalla prosaicità della forma. Però ciò può illudere col sogno di una radicale astrazione verso l’Assoluto; ma ignorando la forma, e il potere misterico in essa contenuto, si arriva a collassare nella teorizzazione impotente. Invece Miria Mesiano, in virtù di una spiccata sensitività affettiva, non incorre in tale abbaglio. L’artista crea perché ama, e rispecchia il suo amore in un oggetto misterioso, intimamente concepito, che dato alla luce può manifestare un mondo nuovo dell’immaginazione e dell’Essere, essendo pregno di ispirazione e significato. Questa pittrice partorisce creativamente le aure brillanti destinate ad incarnare un mondo pulsante di forme, che è dettato e mosso dal sentimento. Perciò i suoi colori non hanno l’ansia di sfuggire utopicamente alla materialità, e al suo intrinseco dolore, piuttosto sono la Via per formare e quindi conoscere l’oggetto occulto dell’amore. Ogni forma, concepita nel colore, porta una rinascita dell’amore, e questo si sprigiona cercando consonanze, trascendendo l’oggetto stesso nella tensione a rendersi universale. Così, nell’accadere pittorico, l’artista procede riconoscendo man mano la natura luminosa di se stessa e del mondo, e in ciò il dolore della separazione scompare. Per questo l’uso del colore di Miria Mesiano manifesta tale intima coerenza, risultando tattilmente gravitato in se stesso per l’impulso generativo. La grande vivacità cromatica non tende a superare la Natura, ma la abbraccia entusiasticamente testimoniando le sue trasformazioni, facendosi cogliere con la pastosità materica ed intimistica che troviamo, ad esempio, in Cèzanne.
L’ho detto all’inizio, con la pittura di Miria Mesiano ci si avventura nel Giardino dell’Eden, dove agisce il Serpente primordiale, che certamente non è quello biblico dell’inganno e della caduta, bensì quello del potere creativo femminile. Il potere
misterico della donna è rappresentato simbolicamente dal Serpente, che incarna il ciclo delle trasformazioni e la pulsione sensuale che feconda i molteplici mondi concatenati allo svolgersi circolare delle sue spire. L’energia serpentina è protagonista di molti miti della Creazione, ad esempio come il Serpente Arcobaleno della cultura aborigena australiana, oppure come Naga e kundalini in Oriente. È un’energia potentissima e conturbante, poiché dà vita alla Natura infondendovi passioni infuocate. Il suo veleno è la dimenticanza dell’Unità originaria, dato che questa forza ancestrale esercita l’incantesimo ipnotico che lega al mondo, altrimenti non potrebbe crearlo. Ma proprio il suo veleno, l’illusione mondana, contiene l’antidoto, che è l’amore. L’amore è l’energia impersonale che risveglia all’Uno, riunendo nel cuore ciò che è apparentemente diviso. E non c’è altra porta che questa per tornare al Tutto. L’arte di Miria Mesiano è intensamente femminile, quindi viscerale, emotiva e sensuale. L’artista cede al sogno penetrando a fondo nell’ipnosi visionaria e creativa, e così facendo vuole suscitare l’amore che riunisce e risveglia.
La pittrice collabora con la Natura, o meglio si immedesima facendosi albero, terra, acqua, pianta e soprattutto fiore, perché ricerca la quintessenza infusa nella Natura, che è, ancora una volta, l’amore. Il fiore è l’atto d’amore della pianta, e il profumo del fiore è un atto d’amore più alto, che si sparge rarefacendosi in dono al mondo. Credo che sia questa la motivazione interiore e profonda per cui Miria Mesiano ha dedicato una serie di dipinti ai profumi, intendendo formare ed esalare amore tramite la propria ricerca artistica. Ed è chiaro, per quanto abbiamo detto, che il suo accento non è tanto sull’essenza volatile del profumo, quanto sulla materia raffinata che lo promana. Ma c’è dell’altro: il senso dell’olfatto è l’unico che la mente non può controllare e censurare, in quanto arriva direttamente all’ipotalamo suscitando impressioni irrefrenabili. Una fragranza si associa spesso ad un ricordo, rendendolo presente, poiché il suo effetto eterico annulla le illusorie distanze spazio-temporali. E il livello più alto del ricordo è quello della natura essenziale dell’Unità, che ci riporta a casa. Questa nostalgia atavica del ritorno, modulata nel ricordo ancestrale, è ciò che sempre motiva l’arte e l’artista. Nella pittura di Miria Mesiano, apre il magico ingresso del Giardino.
Il Giardino in cui l’artista invita ad entrare stupisce con ricche inflorescenze inattese, con luoghi misteriosi che si aprono come ventagli, con riflessi luminosi nell’acqua o arcobalenanti in cielo. Concrezioni circolari di radianze si offrono come frutti istantaneamente maturi e ricolmi di succhi nutrienti, oppure si disegnano come sipari che non celano bensì offrono prospettive inconsuete alla visione, sfidandola ad abbandonare il conosciuto. Tutto ruota sul cardine folgorante di un puro e saturo cromatismo, che dà vita al mondo nuovo dell’immaginazione creativa; anzi sono molti mondi germoglianti dallo stesso albero. Infatti il dipinto non gravita attorno ad un solo centro, ma presenta molteplici centri di intercomunicazione con la centralità interna ed essenziale dell’Anima, amplificando nell’osservatore la portata della percezione. Il cerchio, continuamente presente, unisce il dentro e il fuori come soglia interdimensionale da cui si nasce nella forma, ma anche da cui, a ritroso, si può
accedere alla realtà ultrasensibile. Secondo molte culture arcaiche è attraverso il cerchio che entrano ed escono gli spiriti. Inoltre spesso si assiste allo svolgersi spiraliforme che è il tratto distintivo dell’Anima femminile.
Vagabondando nel mistero dipinto da Miria Mesiano, ci si volge alla scoperta generosa, e si può sostare in oasi minime e frattali, interconnesse nell’universale bagliore che suscita la meraviglia multidimensionale del creato. Dal cuore di tale foresta dell’Anima emergono apparizioni fluorescenti e proliferano identità sovrapposte. Queste portano mille volti appena affioranti dalla materia in fusione del colore, ma segnati dal segreto indicibile delle inesauste metamorfosi del mondo. Sarebbe un errore leggere queste figure in senso psicologico, come maschere molteplici dell’Io, e, seppure siano in qualche modo riconducibili al vissuto affettivo della pittrice, di cui abbiamo detto l’importanza, sono ancor più delle identità impersonali che cantano la nostalgia del Tutto incognito, che le inventa per manifestarsi ed essere finalmente riconosciuto.
Sono grato che Miria Mesiano mi abbia invitato a visitare e a raccontare il suo Giardino. Ho visto, toccato e annusato, e la qualità pregiata della sua opera mi ha intimamente coinvolto. Per rendere omaggio, ho trovato queste parole, che mi auguro siano un eco fedele dalla profondità dei suoi quadri.
Satvat Sergio Della Puppa

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Miria Mesiano Nasce a Milano il 20/01/1971

Quando incontrai il pittore lombardo Aldo Sterchele ho potuto ampliare le mie capacità e la mia cultura artistica ed ottenere, quindi, quegli strumenti che mi aiutassero attraverso la pittura ad esprimere le mie emozioni e sensazioni.
I colori, sono sempre stati lì pronti ad aiutarmi nei momenti più difficili, combattono il nero simbolo del buio, della paura, della morte, il nero che, paradossalmente, è anch'esso parte integrante e creativa di queste fusioni.
Dal 2014 , insieme al Dott. Francesco Mariucci esperto conoscitore dei benefici delle essenze e dei profumi, portiamo avanti un progetto in continua evoluzione con lo scopo di stimolare l'associazione di un profumo a uno o più colori per riprendere contatto con quel bagaglio di conoscenza che la maggior parte di noi ha accantonato o che crede di aver perso, per giovare dei benefici che i colori e i profumi possono donarci.


Questo mio viaggio, che tuttora prosegue, mi ha spinto ulteriormente verso una maggiore consapevolezza del rapporto, imprescindibile, tra i colori i profumi i ricordi e i benefici interiori che possono portare. Questa mia nuova consapevolezza mi spinse ad una ricerca interiore più approfondita; un maggiore ascolto delle mie emozioni mi è stato insegnato da Satvat artista visivo, scrittore e arte terapeuta, prima attraverso i suoi meravigliosi libri, poi attraverso i suoi incredibili esercizi creativi.


Lo scambio con l'artista Satvat mi permette di mettere in continua discussione quelle certezze che ho ereditato dalle esperienze, portandomi a una continua ricerca e quindi a un costante cambiamento, che per un'artista prosegue per tutta la vita.


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