Biografia
Paolo Pasotto (Pittore, Scultore, Antroposofo, Filosofo, Professore, Poeta, Scrittore, Editore, Attore, Autore e Regista teatrale, Regista Cinematografico e Imprenditore) nasce nel centro storico di Bologna il 4 Settembre 1930, da Mamma Sfriso Marietta e da Papà Pasotto Aldo.
Nei primi anni della sua vita frequenta la parrocchia di S.Carlo, dove poi il 4/6/1939 si celebra il sacramento della sua prima comunione.
Vive in questi anni (e fino ai primi anni 2000) nella sua residenza medievale di Via San Isaia, 6-2, e nel 1944 inizia a frequentare lo storico e piu’antico liceo scientifico di Bologna, l’Augusto Righi fondato nel 1923 che però lascia dopo pochissimo, per la sua vocazione artistica che già si palesa. Incomincia quindi a frequentare il liceo Artistico di Bologna (oggi denominato Francesco Arcangeli) fondato nel 1923, dove nei primi anni di vita del liceo insegnò Giorgio Morandi.
Pasotto inizia a dipingere a 16 anni nel 1946, frequenta il Maestro Virgilio Guidi e ne diventa presto suo primo allievo e amico.
Terminati gli studi, si dedica oltre che alla pittura, anche all’azienda di famiglia, dove dirige una piccola fabbrica di Fuochi d’artificio, che cede successivamente.
Appena venduta, la fabbrica salta in aria e visto che a Pasotto non gli era ancora stata pagata, i nuovi proprietari emisero cambiali da cinquemila lire ognuna, con l’ultima che scadeva addirittura nel 1972!
Successivamente fonda un’azienda cinematografica di Cartoni Animati pubblicitari, ne diviene regista, ma capisce che ha un innato odio per il mondo della pubblicità, ben presto Pasotto si stanca e cerca di vendere tutta la strumentazione.
Queste le sue dirette parole: “Avevo messo insieme un’attrezzatura cinematografica apprezzabile. Prima di chiudere per cessazione di esercizio avevo ricevuto molte e cospicue offerte per farmi vendere tutto. Ma io non mi ero ancora deciso. Quando l’idea lampeggiò spensero le offerte. Contrariato e insofferente alle attese, caricai su un carretto, macchine, riflettori, tavoli, pellicole e tutto il resto e gettai tutto, anche il carretto, nel “Renunzèin” il canale che corre in Via Carracci. E di cinema non ne volli più sapere”.
Il 3 Novembre 1956 sposa a Bologna (registro di matrimonio Parte 1 numero 145) ,
Minarini Iolanda (detta Iole) figura fondamentale in tutto l’arco della sua vita.
Nel 1958 Pasotto decise di fare solo il Pittore e mise su uno studio, presso i frati di San Giuseppe, a porta Saragozza sempre nel centro storico di Bologna (disse che lavorava seppellito dai Santi)
I suoi primi lavori di quegli anni, ovviamente possedevano un sapore Guidiano visto che Pasotto continuava a essere suo allievo da ormai 12 anni., ben presto però “tradì” il maestro (anche se continuo’ comunque a frequentarlo assiduamente) per seguire la dottrina surrealista dell’altro suo grande Maestro e Amico, Andrè Breton.
A differenza dei suoi seguaci, per Pasotto, non esistevano due realtà, ma una sola: quella della vita interiore. Lui pensava che l’altra realtà, quella convenzionale fosse un’astrazione.
E disse; “Sono e non sono surrealista. Essere e esistere sono due posizioni che si oppongono. Noi ci troviamo a vivere in un’assoluta relatività. Cerchiamo ossessivamente di distruggere questa relatività, ma è una distruzione che rimane soltanto in una situazione sospesa, forse attuabile. Io credo ci sia la possibilità di saltar fuori dall’altra parte. Il poeta, il pittore forse possono. Comunque è certo; solo la poesia, non il pensiero, può’ darci quella possibilità. La vita è tutto un pregare. L’amore è la forza più idonea a superare questo passaggio. Giunti a questo punto, e in questo senso posso anche dichiararmi surrealista. Io vivo il surrealismo”.
Nel 1961 si spostò nel suo storico Studio, quello di Via Drapperie, 6 a Bologna. Nel 1965 Luigi Lambertini disse dello studio: “Lo studio è largo, alto. Chi si aspettava un “buco” viene subito smentito. Un ballatoio lo sovrasta e gli corre intorno con una ringhiera metallica. Pare addirittura il «Gabinetto del dottor Calligaris » per quei grossi tubi che lo incorniciano...”
I tempi erano maturi per la sua prima grande personale, e arrivò la chiamata di Uccia Zamberlan direttrice in quegli anni dell’importantissima galleria S. Stefano di Venezia.
La presentazione della mostra fu’ dell’amico ed oramai collega Virgilio Guidi: “ Rimarrebbe da dire assai sui suoi dipinti esposti, sulle loro risultanze estetiche, su certi valori innegabilmente espressivi e coerenti al suo pensiero. Per i quali valori lo consigliai a far la mossa di questa esposizione. Non so fino a qual punto é data, in queste sue opere, chiara l’ansia verso “l’assoluto”.
Sono esse, tuttavia, opere che s’inseriscono nella immensa problematica attuale e non solo, certo, in quella della pittura.
A novembre 1961 espone poi, in una personale alla International Art Galleries di Parma con un autopresentazione: “motivi primordiali e immanenti, versano concreti impulsi che affiorano all’inqualificabilità del reale e dell’esistere: arte allora, se ancor questa parola si ritrova in validità, continua a manifestarsi nell’intensità dei ritmi, nel linguaggio primordiale e concreto dell’intuizione, che dallo spirito parla allo spirito.”
L’evento cardine della vita di Pasotto è stato l’incontro con l’Antroposofia di Rudolf Steiner che egli scopre ancora giovanissimo e che diventa il filo conduttore della sua esistenza fino alla morte, infatti nel 2015 verrà fatto anche il suo funerale con il rito Antroposofico. Pasotto nella sua vita ha scritto 20 libri sull’Antroposofia in campo conoscitivo, artistico e sociale.
A lui si deve (in questi primi anni ‘60) la prima conferenza pubblica di Antroposofia al circolo degli artisti, quando da parte di molti, a quei tempi, si riteneva che i contenuti esoterici dell’Antroposofia li si dovesse coltivare solo in cerchie chiuse mentre Pasotto aveva colto dell’Antroposofia anche il carattere di Scienza dello Spirito e come tale comprensibile, se ridata in forma di pensieri, ad ogni essere privo di pregiudizi. G.s.
Tra il 1960 e il 1964 la sua pittura era diventata carnale fatta di innumerevoli interiora, si era evoluta ed era oramai una pittura avanguardistica, unica, che andava oltre l’informale (e l’astrattismo), evocando l’anima.
Carlo Cardazzo fondatore della Galleria del Cavallino a Venezia, insieme al fratello Renato, scoprono Pasotto nel 1961 ed entusiasti chiedono a Pasotto di legarsi a loro in esclusiva.
Pasotto dopo aver consegnato alcuni quadri a Cardazzo a Dicembre ‘61, invia poi in visione le fotografie di 47 quadri a Gennaio ‘62, e a Febbraio Cardazzo scrive uno scritto critico che elogia la sua pittura e invita Pasotto a spedirgli altri quadri.
Paolo si incontra e si scrive numerose volte con Cardazzo fino a Giugno, quando durante una riunione in concomitanza con una importante personale di Emilio Scanavino, conosce il Maestro, inizia a frequentarlo e spinto dalla moglie Iole Minarini Pasotto (che partecipava sempre a tutto e si poteva considerare sua manager), acquista nel 1963 un suo quadro, di proprietà di Carlo Cardazzo.
In questo periodo espone direttamente le opere in galleria, e viene notato da un personaggio importantissimo venuto da Philadelphia, il Dott. Adolf D. Klarmann (vincitore di diversi premi internazionali tra cui il Guggenheim fellow del 1966/67), arrivato in città a Venezia per visitare la Biennale e la Galleria del Cavallino. Klarmann si innamora della pittura di Pasotto e compra per il museo d’arte di Philadelphia un suo grande quadro Intitolato “Paseo del Sol” a Luglio ‘62.
Paolo, viene invitato poi da cardazzo alla importantissima 536a mostra del Cavallino di Agosto ‘62, dal 25 Agosto al 31, una collettiva ristretta, fatta in concomitanza della 31a Biennale di Venezia.
Un successo incredibile di pubblico, che lo porta a vendere tutte le sue opere esposte, dovuto, oltre che all’importanza della galleria stessa anche dal fatto che i visitatori della biennale visitavano assiduamente tutte le mostre correlate.
All’inizio del 1963 Pasotto acquista la residenza estiva usata come studio (soprattutto scultoreo e legato al filone di studi Antroposofo-Steineriano), in frazione Pilla Di Monzuno numero civico 112 nella campagna collinare di Bologna, una villa storica cinquecentesca in un Borgo medievale, che si trova alla sommità di un piccolo colle e domina tutta la vallata.
Cardazzo fissa la sua prima mostra personale a Pasotto, alla galleria del Cavallino dal 25 Marzo al 3 Aprile 1963 mostra numero 554. La presentazione è affidata al grande critico d’arte Umbro Apollonio: “ Vestigia di ignote muraglie istoriate, dissepolte e ancora ricoperte di sabbia iridescente oppure intraviste nei fondi equorei d’una luce velata; rilievi muschiosi e indecifrabili di favolose archeologie che la storia non registra; e poi labirinti rocciosi sfiorati da luminescenze di crepuscolo”. Paolo Rizzi invece sul Gazzettino scrive una presentazione critica della mostra: “ La sua è, anzitutto una pittura illusionistica: essa crea sulla tela parvenze di misteriose superfici in rilievo, quasi istoriate da mano arcaica, immerse in un silenzio di millenni, velate di luce lattiginosa..”.
Anche questa volta Cardazzo e Pasotto (e il pubblico) sono entusiasti per la riuscita della mostra, Cardazzo il 12 Aprile 1963 scrive a Pasotto: “La sua mostra si è chiusa e io sono contento perchè tutti si sono veramente interessati, i quadri in visione spero verranno acquistati e sono certo che è stata molto utile per il nostro futuro programma...sono contento abbiate anche ricevuto il quadro di Scanavino”.
Grazie a questi eventi Pasotto era ormai considerato anche dai “grandi” e nasce una frequentazione con i Maestri Franco Gentilini e Giuseppe Capogrossi.
Pasotto poi il 19 Luglio 1963 scrive, ringraziando Cardazzo per i ricevuti inviti agli allora importantissimi premi “Campione d’Italia” e “Premio Marche”, gli comunica inoltre di aver eseguito nel frattempo parecchi quadri, anche di Grandi dimensioni, e si accordano per rivedersi a Settembre a Venezia, per redigere il futuro programma, finito il viaggio annuale estivo di Pasotto(che lo portava da parenti a Marsiglia, e a frequentare Parigi e la cerchia di Breton).
Purtroppo il 16 Novembre 1963 Carlo Cardazzo muore a Pavia, e le loro strade si dividono per sempre.
Pasotto proprio nel suo viaggio dell’estate 1963, conosce Iris Clert, che gli fissa, una piccola personale, in permanenza per alcuni giorni all’inizio di Febbraio 1964 nella sua galleria di Parigi.
Grazie a questo fondamentale evento, proprio nel 1964 Andrè Breton gli acquista un quadro 81x65 cm del 1963.
Nel 1965 scrive il suo primo libro di Poesie Antroposofiche “Endura” ,cerca un editore che trova due anni dopo nel 1967, le edizioni GR Tamari di Bologna:
CONCRETO SCAMBIO DELL’IO COL TU DESIDERIO È RISCATTO
Il cuore
senza affanni
contempla il manto di Maja
il cerchio dell’ultimo sasso scagliato nell’acque del tempo
si allarga
incessante
ma il cuore
non lancia più sassi
non regge l’AMORE che preme
DESIDERIO non basta a capire
pesante
la carne
il sangue
trasuda
è tempo di fuga
Tempo di fuga
voluttà d’osare
è forse l’ENDURA la via opportuna?
Pasotto negli anni fu anche editore, diresse e fondò personalmente tre case editrici: Edizioni Noumero (dal 1975), Studio d’arte Bologna (dal 1996) ed Editrice Pico della mirandola (negli anni 2000).
Dopo la personale del 1966 alla Galleria del Portico a Reggio Emilia con scritto critico di Paolo Carta, Pasotto espone nella prestigiosa galleria Ferrari di Verona, la sua pittura si è nuovamente evoluta e viene presentato così, il nuovo ciclo, da Renato Barilli: “Da una vivisezione delle tempestose profondità viscerali, Pasotto passa infatti a una pacata descrizione di vaste, espanse superfici di nudo: nudo femminile potremmo dire, in via alquanto approssimata e imprecisa, dato che l’artista evita certe esplicite precisazioni anagrafiche; nudo comunque colmo di attributi sessuali, chiamato ad affascinare morbosamente, a esercitare un’intensa azione affettiva”.
Un’altra grande esposizione che chiude le mostre personali degli anni ‘60, è quella alla galleria San Luca di Bologna del 1968 presentata da Francesco Arcangeli che da alcuni anni era affascinato totalmente dalla pittura di Pasotto (a lui si deve anche il termine “Metanaturalismo”): “Nella pittura di Pasotto un lungo fiato perplesso imbarazza, insidiandoli proprio nel loro apparente isolamento, gli oggetti, le forme”.
Il 1970 e’ l’anno della sua prima esposizione personale di Grafica alla Galleria del Teatro Sperimentale di Modena, segue poi quella del 1978 alla Galleria del Cortile di Bologna.
Nel 1971 Italo Tomassoni e Giulio Carlo Argan inseriscono Pasotto nell’arte dopo il 1945 in Italia.
Negli anni che vanno dal 1964 al 1976 Pasotto espone in decine di grandi e importanti collettive in Italia e all’estero, tra cui ricordiamo: Premio Michetti di Francavilla a Mare (1964), la serie di Mostre curate da Luigi Lambertini “Oggi a Bologna Acchrochage” (1965) con testo sul mattino di Napoli di Filiberto Menna, la mostra Prospettive 1 a Palazzo dei diamanti a Ferrara (1966) con testi di Luciano Caramel, Enrico Crispolti, Renato Barilli, Giorgio Di Genova, Toni Toniato, Ra1(1966) ad Amalfi curata da Renato Barilli, la serie di mostre estere a Skopje, Graz, Klagenfurt, Zagabria, Bydgoszczy, Kharkov, il premio Trento (1967) curato da Maurizio Calvesi e Luigi Lambertini, la partecipazione ai premi Campigna invitato da Francesco Arcangeli (1969-1970), La mostra al Castello Sforzesco di Milano (1974) .
Nei primi anni ‘70 Pasotto entra in crisi artistica, vista l’escalation consumistica dell’arte che lo disgustava, decide di astenersi quasi totalmente dalle manifestazioni.
In una presentazione per “diciotto serigrafie” edizioni Noumero datata 1976 scrisse: “ Il primo comandamento del mercato d’arte esige che ciascun artista risulti immediatamente identificabile tramite un prodotto costante e stabilizzato. Da ciò, la prima fatica di chiunque si dia ad essere artista, sarà la tensione alla ricerca di un modulo espressivo personalistico che poi baratterà con qualsiasi teorizzazione critica. In certi casi tale modulo sarà forse la sola cosa a sussistere. Molti anni fa, le mie opere erano riconoscibilissime, un grosso mercante d’arte mi disse:
– Bravo Pasotto continua a farmi sempre di queste cose che così ci siamo -
Smisi
Lo ringrazio. Egli mi fu assai illuminante.
Oggi m’interessa ben poco apparire “immediatamente riconoscibile” M’interessa invece, nel superamento di ogni fattore personalistico, dire effettivamente qualcosa. A tal fine non disdegno usare di volta in volta la formula che meglio si presta, facendo così mambassa di eccleticità: dal figurativo all’astratto, dal concettuale al pop e magari pure al Kitsch! Lo stile è comunque un’altra cosa. Io credo sempre di più nel messaggio e a Pasotto e a chiunque altro solo per quel tanto che riescono ad esserne il tramite.”
In tutti gli anni ‘70 Pasotto usò in moltissime occasioni l’aerografo per creare carte quasi tutte di dimensioni 70x100 cm e grandissime tele che Giorgio Di Genova così definisce:“dopo aver parlato del suo approdo alle varie visioni dei Campi Elisi,la più significativa di tali visioni in linea col suo misticismo è senza dubbio il gruppo di eteree Figure, che si aggirano nella impalpabile luce ultraterrena qui presente, Figure appartiene agli anni precedenti la svolta, che portò Pasotto a smaterializzare le sue visioni e pertanto affidarle alla sola modulazione dei colori in opere di lirismo assoluto. Del resto per la corposità era solo un rivestimento momentaneo della materia.”
Paolo diventa anche Attore, Autore e regista, prima nel teatro classico con: Prima più tardi e poi dramma in 9 quadri, commedia teatrale, Concepito e scritto nel settembre 1976, correzione e prima edizione ciclostilata settembre 1977, edizioni Noumero Bologna, poi anche con il teatro dei burattini con una serie di dodici commedie e farse, che rappresentava tra gli anni ‘80 e ‘90. Nei primi anni 2000 le rappresentazioni si svolgevano al teatro del Navile e itineranti eseguiti dalla compagnia la Garisenda di Pierluigi Foschi.
“Paolo, in prima persona, nelle vesti di burattinaio, rappresentava le sue commedie farse in un teatrino montato nel suo studio di pittore in Via Pescherie Vecchie (Via Drapperie), nel ventre opulento del mercato di prodotti alimentari di Bologna.
Dietro il palcoscenico gestiva da solo i burattini modellati da lui in cartapesta dipinta magistralmente, di dimensioni enormi che solo le sue grandi mani volitive potevano calzare.
Maschere a volte terribili, a volte grottesche o ingenue dove la materia fattasi trasparente senza più
impedimenti mostrava ciò che in loro si agitava. Gli abiti realizzati dalla anziana madre e dalla moglie lole sarta raffinata e creativa. Lo svolgimento scenico ricco di effetti speciali. Giovanni Simoncini.
Ritornando alla pittura, negli anni ‘80 riprende il pennello in mano, perché Pasotto aveva comunque sempre creduto nella pittura-pittura, anche se tanti altri pregevoli addetti, la pittura-pittura l’avevano definitivamente superata.
Pasotto poi nel 1987 decide di mettere in vendita la residenza a La Pilla di Monzuno, per acquistarne un’altra attigua da restaurare al civico 111.
Grazie a un amico comune il Sig. Maurizio Negrini, Pasotto entra in contatto nello stesso anno, con una famiglia Americana di Artisti ceramici (Thea Tenenbaum e il marito di origini italiane Raffaele detto lele Malferrari) che vivono in Colorado, precisamente a Boulder.
Dopo aver visto la casa, se ne innamorano subito e l’acquistano per 200 milioni di lire, per farla diventare il loro studio estivo.
Ogni estate si incontrano con Pasotto essendo diventati vicini di casa, e diventano grandi amici, anche perche’ i figli della Tenenbaum e di Malferrari; Emiliano e Gelsomina gia’ in America frequentavano una scuola steineriana e quindi Pasotto si offre di fare lezioni Antroposofiche all’ombra delle Querce, questo nuovo studio estivo sarà abitato da pasotto fino a dopo il 2010, Pasotto in questa nuova casa amava scolpire e dipingere i suoi burattini, meditare, curare il suo piccolo orto e cucinare.
Nel 1998 Pasotto parlando del suo lavoro di questi due ultimi decenni: “Considero la valle dell’informale storico come una stazione che mi lascio ogniqualvolta dietro le spalle e ne risalgo allora l’altro versante. Mi astengo dal portare sulla tela alcunché di predisposto, ma nulla escludo di ciò che da essa possa venirmi incontro: che in essa ricerco e trovo di una “Natura oltre” che l’anima mia, rispecchiandosi, intende rivelarmi...Attribuisco ad una linea di ricerca come quella che ha caratterizzato la mia pittura, la denominazione: METANAURALISMO (termine coniato per lui da Francesco Arcangeli).
Pasotto tra gli anni ‘80 e ‘90 ricomincia ad esporre anche se solo in ricercati eventi, ricordiamo le personali alla galleria Caldarese a Bologna nel 1984, e l’altra personale al Centro Arte Lavoro di Milano nel 1986. Nel 1993 espone allo Studio 5 di Bologna e alla prima Biennale di Bologna, successivamente lo troviamo a New York nel 1994 allo spazio Italia e al premio Campigna di Santa Sofia nel 1998 (il museo Vero Stoppioni acquisisce due sue opere tutt’ora esposte).
In questi anni Paolo continua a scrivere innumerevoli testi Antroposofici.
Nei primi anni 2000 Pasotto, poi, torna a esporre assiduamente e viene consacrato e rivalutato da una miriade di critici e addetti ai lavori.
Giorgio Di Genova lo inserisce nella monumentale e fondamentale “Storia dell’Arte italiana del ‘900” edita da edizioni Bora: “ben diverso è il lirismo del bolognese Paolo Pasotto pittore sintetico ed a suo modo visionario ed estatico per interiore empito religioso volto all’assoluto. Tale condizione mistico-poetica porta ad un’iperscrutazione delle pareti della coscienza di cui Pasotto restituisce le conformazioni tissurali, cogliendone il bassorilievo al di là della nebbiolina determinata dalla luce diffusa della sua spiritualità. Una luce, tutto sommato, costantemente col fiato sospeso. Ne sortiscono degli sbalzi del carnale, sbalzi che ricordano in qualche caso quelli barbarici su lamine, solo che qui alle lamine di rame è appunto sostituito l’epitelio delle cavità interne del corpo. Una mentale luce radente di tali sbalzi ammorbidisce le depressioni, che pertanto perdono in incisività per risolversi in dilatato discorso semitonale
e riassorbire le trame del segno nelle ombre delle venature. Dell’Informale permaneva un’eco lontana e tutto sommato semispenta, atta tuttavia a mimare, non senza qualche compiacimento sensuale, quell’immagine della Carne Universale cui tendeva l’artista. Col tempo questi fitti ghirigori si diradano per prosciugamento dovuto ad una sottrazione di percorsi, poiché sopravviene l’esigenza di alludere alla realtà esterna, tuttavia sempre restituita per allusione grafica all’interno del campo di luce coscienziale che si spande sulle superfici delle opere. I percorsi del disegno incidono i pallori di questa luce col fiato sospeso, facendo riemergere impercettibilmente come in certi disegni e acquarelli di Morandi, le forme di tre cucchiai, di un incompleto profilo, di tacchi a spillo e di oggetti con lunghi manici com’è nelle opere esposte dal 24 febbraio 1968 alla Galleria San Luca di Bologna con prefazione di Francesco Arcangeli. Ed era la riemersione dalla Sostanza Primordiale dell’Universo Quotidiano che si lasciava alle spalle le estasi generate dalla contemplazione della Carne Universale e preparava quella crisi che ebbe l’apice nel decennio successivo”.
Gli eventi più importanti di questi anni sono :
2002 il museo Magi di Pieve di cento inserisce in collezione permanente 58 sue opere, alcune delle quali esposte poi nella mostra del 2003 generazione anni ‘30, con testo critico di Giorgio Di Genova.
Pasotto nel mentre sposta il suo studio c/o Via Jacopo di Paolo a Bologna.
La fondazione Ant di Bologna dopo la mostra del 2006, acquisisce e ha ora in collezione permanente tre opere di Pasotto di grandissimo formato.
Sempre nel 2006 Pasotto espone in una personale, alla Galleria Lydia Palumbo Scalzi di Latina (testo critico di Luigi Lambertini).
Il 2007 è l’anno della mostra al Palazzo Comunale di Civitanova Marche, segue poi la bellissima mostra alla galleria Gnaccarini di Bologna nel 2010 dal titolo “Opere storiche anni ‘60”, preceduta da una conferenza filosofica/artistica curata dallo stesso Pasotto e organizzata da Otello Gnaccarini.
Nel 2011 Pasotto viene invitato a un evento importantissimo, La Biennale Di Venezia , Vittorio Sgarbi curatore dell’ edizione numero 54, mette in mostra due sue opere nel Padiglione Italia sezione ER.
Successivamente viene invitato in televisione negli studi di Artetivù, dove tiene una conferenza televisiva ed espone in una personale formata da una ventina di opere.
Tra il 2010 e il 2014 scrive e pubblica per le edizioni Pico della Mirandola 9 testi Antroposofici alcuni insieme ad altri due importantissimi Antroposofi, Giovanni Simoncini e Giovanna Bettini.
In questi anni tiene lezioni frequenti la mattina, all’istituo di Antroposofia di Bologna al civico numero 4 di Via Morandi (che si trovava e si trova anche oggi sotto la sua abitazione mansardata)
Pasotto si ritira nel 2014 all’istituto S.Anna di Bologna dove continua fino alla morte del 18 novembre 2015 ad autenticare le sue opere, l’ultima sua conferenza Antroposofica (video) è della fine del 2014.
Le prime mostre postume sono Quelle di dicembre del 2015 Premio Limen Arte (curatore Giorgio Di Genova) e quelle al Map di Pontinia nel 2016 (che inserisce due opere in collezione permanente una tela 50x70cm e un olio su carta della stessa dimensione) curata da Alessandro Cocchieri e Lorenza Lorenzon.
Sempre nel 2016 Enzo Le Pera e Giorgio Di Genova inseriscono Pasotto negli artisti storici da non dimenticare nel volume “Percorsi d’arte in Italia 2016” edito da Rubettino.
Nel 2017 nasce l’Archivio Paolo Pasotto.
Il museo Civico Duilio Cambellotti di Latina tra il 2017 e il 2018, organizza una mostra antologica su Pasotto curata da Alessandro Cocchieri e Lorenza Lorenzon.
Alla fine del 2018 esattamente dal 27 Ottobre all’1 dicembre, su invito di (Giorgio Di Genova), tre importanti opere di Pasotto sono presenti alla “Biennale internazionale della Calabria Citra” (BiCc) organizzata da Enzo Le Pera, presso il palazzo delle esposizioni nel museo di Praia a Mare (cs).
A inizio 2019 le opere di Pasotto saranno esposte a Brescia alla Galleria Vimarte, che organizzerà una serie di antologiche e degli speciali in diretta televisiva. Anche l’istituto di Antroposofia di Bologna nel 2019 ha in programma una mostra e una serie di conferenze dedicate alla figura del Maestro Paolo Pasotto.
La vita artistica di Paolo Pasotto (che alla fine si è sempre considerato in primis pittore) si può sintetizzare (con le sue) parole seguenti:
“Dipingere per me è come fissare un fatto interiore, in dolce abbandono, un lento ricercare di forme, che mi
alletta, che mi procura gioia. La pittura è una forma intuitiva attraverso la via del colore. Il primo movimento
della coscienza è il sentire, cui succede il desiderare, quindi il volere, infine il pensare. Altrettanto accade per la
pittura: senonchè, dopo il volere, anziché il pensare segue il dipingere”