Pietro Gabrielli - pittore contemporaneo

Pietro Gabrielli (Roma 15/06/1959) AUTODIDATTA

Nasce dalla ricerca interiore della vitalità la pittura di Pietro Gabrielli. Ha acquisito le prime tecniche nella fase lontana della giovinezza, quando dipingere era un sogno che non aveva fatto ancora tutti i conti con la realtà. Le necessità della vita, che travolgono l’artista, lo segnano, lo oscurano in lunghi periodi di attesa, allo stesso tempo gli forniscono la profondità e la sostanza dei sentimenti e delle emozioni, evitandogli così la pittura d’accademia, la retorica e la maniera. Poi, nel momento più buio, quando ormai ogni cosa sembra naufragare, la luce nascosta dell’arte riemerge, come salvezza e come reale motivo dell’esistenza. Dopo il divorzio, infatti, Pietro Gabrielli affronta il suo deserto. Nessun amico, nessuno con cui parlare, una solitudine profonda, l’oscurità: e in quel momento, giunto a cinquant’anni, crollata la struttura su cui si era fondata l’esistenza, torna a vivere il sogno della pittura.

La produzione di Pietro Gabrielli è variegata, con forte ispirazione pop art, ma reinterpretata con forte personalità, cogliendo del movimento pittorico americano soprattutto gli aspetti di irriverenza, l’antiaccademismo, la pura vitalità. Si coglie infatti questo nel “sogno” del pittore, il tratto vitalistico, l’emergere della vita da una situazione di contrasto, di nascondimento, di oppressione: la tigre multicolore che emerge dal fondo di una intricata vegetazione, lo scimpanzè che esce dalla forma imprigionante di un triangolo.

“L’arte è qualcosa che stupisce e sensibilizza”, dice il pittore. L’arte è figlia della meraviglia. Di quella meraviglia che consente di riconoscere lo splendore della vita vivente: un formicaio durante una passeggiata in montagna, i paesaggi della natura, e le opere dell’uomo, quando l’uomo sembra operare all’unisono con la forza creatrice della natura: le opere di architettura, di ingegneria, la bellezza con cui l’essere umano è capace di arricchire di bellezza la realtà. “Ore e ore a guardare”, dice Gabrielli, con un incantamento che è anche un richiamo.

Un richiamo a quella particolare vitalità che contiene la bellezza, a quella bellezza che interessa Gabrielli. E i mezzi pittorici scelti sono coerenti con questo particolare tipo di bellezza, che richiede forma e materia adeguata per vivere nella tela. La prima parte della vita di pittore, Gabrielli ha affinato i mezzi pittorici, attraverso uno stile, esplicato in tele ad olio, attento ai toni di colore e al chiaroscuro. E’ la fase – la fase iniziale – in cui le opere di Tamara De Lempicka, di cui nel repertorio del pittore vi sono numerose pregiatissime copie – della pittura ad olio. Ma l’ispirazione di Gabrielli richiedeva una tecnica diversa, più diretta, più atta a comunicare l’immediatezza, la spontaneità della vitalità che anima i suoi quadri. I quadri ad olio richiedevano di indugiare sui dettagli, di curare i particolari, di anteporre la precisione della forma all’ispirazione. Ma la vitalità deve emergere quasi come atto spontaneo, pensato, preparato, ma spontaneo nell’esecuzione, in quell’indescrivibile momento in cui la vita si manifesta libera e generativa. “Credo che ci debba essere un’arte immediata, che possa parlare direttamente all’osservatore. Più centrata sulla potenza dell’immagine piuttosto che sulla focalizzazione del dettaglio”, dice il pittore.

La tecnica di Gabrielli (acrilico, matita, pennarello, collage) nasce da un bisogno immediato di comunicazione, poiché il sentimento vitale si può infatti esprimere solo con un atto gioioso di comunicazione. Così, nelle opere di Pietro Gabrielli la vitalità ha trovata la sua forma, e noi osservatori scopriamo che essa è bella