Ilario Luperini

Le Nascite di Raffaele Mantenga

Nelle sue opere più recenti, Raffaele Mantegna ha approfondito una tecnica espressiva veloce e scattante, fatta di gesti pittorici immediati, ispirati dalla fantasia e dall'istinto. Immaginazione fertile e vera e propria simbiosi con gli strumenti della pittura, quasi che l'esprimersi attraverso di essi gli fosse connaturato, gli guidano la mano che corre veloce sul supporto pittorico (sia essala tela o la carta o il cartoncino o il vetro): segni colmi di colore impastato, di cui sembra cogliersi lo spessore e l'acre odore, attraversano lo spazio investendo più ampie stesure pittoriche, mai piatte e pure, ma sempre tormentate e in perenne tensione; la tela si increspa e, talora, si raccoglie in prorompenti grumi di materia che si offre alla vista con tutto il suo spessore, provocando effetti plastici di notevole intensità. Consistenza materiale delle tinte usate (tinte industriali, spesso), tensione interna del supporto che si corruga in pieghe, spessori e forme sempre imprevedibili, segni che tracciano ghirigori fantastici costituiscono, fondendosi, gli elementi caratterizzanti del suo attuale linguaggio. Ne derivano opere fortemente decorative che rispondono ad una naturale attrazione verso assetti compositivi dinamici e variegati, testimonianza di continuo e persistente desiderio di scoprire forme nuove e sondare soluzioni pittoriche sempre diverse. Una ricerca che apparenta Raffaele Mantegna a molte altre analoghe apparse da tempo nel panorama artistico di quel piccolo villaggio che è ormai divenuto il nostro pianeta; una ricerca, tuttavia, che sgorga istintiva e nelle sue infinite e imprevedibili varianti assume un innegabile carattere di originalità. In questa occasione, l'opera Nascite diviene assai emblematica del suo modo di pensare, di essere e di operare.

Su un supporto di grandi dimensioni, prendono forma due parti distinte e integrate: la parte bassa, dominata dai toni dell'azzurro, in cui si intravedono due forme floreali che divergono verso i lati partendo da un unico nucleo centrale. I fiori, immersi in quell'azzurra, ma già assai tormentata atmosfera, divengono simbolo della speranza, del miracolo e del mistero della nascita, fonte di gioia, ma anche foriera di ansie e preoccupazioni. La parte superiore, assai più ampia e raccordata all'altra in un rapporto di sezione aurea, è fortemente connotata dal colore rosso: in mezzo a due quinte vermiglie, mosse e agitate dalla densità dello spessore pittorico, si alza, su un fondo scabro, lo stelo di un altro fiore che culmina con la sua gialla corolla: il rosso, simbolo di lotta e di forza, di grandi ideali e di nobili sentimenti, ma anche, nella storia più recente, di disillusioni e di incertezze. Nascite, dunque, viste nelle loro contraddizioni: gioie e preoccupazioni, slanci e ansie, vittorie e sconfitte, speranze e dolori. Ma, nel turbinio di colori e di istintivi gesti pittorici, il fiore mantiene chiara la sua fisionomia e brilla di una propria possente luce: la corolla gialla da intensità luminosa a tutta la composizione, rivelando una visione della vita sostenuta dalla speranza, pur nella consapevolezza delle difficoltà e degli ostacoli da superare.

Ed è questo il messaggio finale che Raffaele Mantegna affida all'opera: la speranza è un sentimento forte, su cui costruire il futuro dell'umanità.

Settembre 2008

Ilario Luperini