Riccardo Rossi Menicagli - pittore contemporaneo

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Riccardo Rossi Menicagli

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Biografia
Curriculum

MANIFESTO DELL’ARTE POSTATOMICA - 11 gennaio 2025

(Chi vuole sottoscrivere questo Manifesto, può mandare una e-mail a [email protected] entro il 31 maggio 2025, con un massimo di due cartelle di sintetica, ma esauriente biografia.)

E’ l’anno 2025, sono ottanta gli anni trascorsi dall’ecatombe nucleare di Hiroshima e Nagasaki. 

E’ giunto il tempo di lanciare e descrivere l’Arte Postatomica.

Il massacro nucleare complessivo e che dunque abbraccerà mortalmente l’intero pianeta, non è lontano e soprattutto ci appare inevitabile, per i nefasti, drammatici e bestiali limiti comportamentali infinitamente reiterati e purtroppo non modificabili, insiti nella nostra natura umana. 

Tuttavia l’Arte ci può paradossalmente permettere di ignorare questo possibile, fatale destino e sviluppare, principalmente attraverso il primitivo segno assecondato dal colore, quindi tramite la semplicità e l’arcaicità del mezzo pittorico, sequenze immaginative fluide e vitali della realtà che seguirà dopo la fine nucleare.

La vita in ogni sua successiva forma sarà colma di colori. 

Come da sempre e per sempre avviene attraverso i colori dell’universo. 

Oppure avrà la totale, assoluta assenza di luce e colori, totale assenza di luce facente parte anch’essa da sempre e per sempre dell’universo.

Ma noi siamo fiduciosi che prevarranno i colori e la vitalità consequenziale che ne verrà esplicitata e da essi stessi alimentata: dunque spavaldamente li immaginiamo e li proponiamo tali immaginifici colori.

Gli eterni colori appunto del forse altrettanto eterno universo. 

Ma noi come umanità potremmo ragionevolmente non esserci più. 

Dunque la nostra Arte Postatomica potrebbe offrire e lasciare di noi la rappresentazione dell’ultima peculiare, mnemonica traccia, figlia e appendice della piena compiutezza e concretizzazione delle tragiche, irrevocabili e quindi definitive scelte compiute. 

Le scelte, ecco il punto.

Scelte di sopraffazione è vero, ma queste stesse scelte, ammettiamolo, sono facenti parte e anch'esse da sempre e per sempre sono vere e proprie architravi della natura. 

La natura infatti è costituita da un continuo incastro anche di scelte di sopraffazione. 

Se l’umanità si autodistruggerà, si auto estinguerà con un atto estremo di auto sopraffazione, i colori che seguiranno saranno comunque i colori dell’universo. 

I colori dell’universo che l’Arte Postatomica nel suo intento immaginario e immaginifico, fin da adesso insegue ed esprime. 

Noi dunque in ogni caso siamo e saremo per sempre natura. 

Anche se la nostra Arte Postatomica dovesse, a questo punto con ragionevole probabilità, sparire insieme a noi. 

O forse no. Chissà, non sparirà. 

Riccardo Rossi Menicagli  - 11 gennaio 2025

- Come biografia voglio solo mettere in evidenza il dato, di valenza quasi esoterica, che ricevo maggiore benevolenza estetica dall'umanità proveniente o stabilmente residente nell'emisfero orientale... I dipinti che creo (peraltro pochissimi) li cedo alle realtà domestiche delle persone che me li richiedono, come se fossero e come se avessero lo stesso significato dei primitivi frammenti rupestri della grotta di Altamira: nelle loro pareti queste persone dunque appongono, attraverso i miei dipinti, anche una consapevole testimonianza del proprio esistere e delle proprie scelte e simultaneamente intraprendono così anche una sfida al loro individuale, ineludibile scorrere del tempo (presupponendo sempre che lo scorrere del tempo realmente esista...). La mia attività pittorica è però elitaria, intendendo per élite coloro che nella casualità della mia esistenza entrano in contatto con me. Mediante questo filtro apparentemente limitato e angusto, in realtà si creano le opportunità per dipingere pitture che potrebbero andare ben oltre le persone che le possiedono e in questo modo assumere significati e valenze illimitate, da subito e per sempre prive di qual si voglia forma di angustia visiva legata alla riduttiva soggettività della singola natura umana. Per tornare all'emisfero orientale, miei dipinti si trovano soprattutto in Giappone, a Tokyo e in Cina, a Shenyang, ma anche e ovviamente in Italia: a Roma e a Firenze. Sono autodidatta, seppure nipote, da parte di madre, del pittore livornese Voltolino Fontani. Inizio a dipingere all'età di 42 anni, fino ad allora ero dedito solo alla scrittura ed ero un collezionista con lunghissime frequentazioni e numerose acquisizioni di artisti impegnati a sviluppare le più svariate e talvolta contraddittorie istanze estetiche e pittoriche. 

Dalla fine del 2022, mi sono aperto maggiormente alle relazioni interpersonali e ho intrecciato contatti anche con umanità residente molto più a occidente delle persone che hanno fin qui connotato e caratterizzato il mio recente passato. In questo modo e citandolo come esempio, un mio dipinto (un pastello a olio a cui sono molto legato per l'infantile amabilità estetica che esprime e per il fatto di averlo miratamente creato per la valenza della persona che ora lo possiede), si può trovare al di là dell'Atlantico, nel perimetro di Boston. Mentre molto più difficile e problematico è risultato, nonostante la vicinanza geografica, il mio sbarco in Sardegna, ma confido, perché mi farebbe molto piacere, di riuscire a farcela.

Il tempo, ripartendo dal presupposto della generale convinzione della sua sicura esistenza, ha continuato a scorrere e nel febbraio del 2024 il mio dipinto Amore e morte oltre il Gòlgota, è andato a una bellissima persona che vive a San Francesco, frazione del Comune di Pelago, in provincia di Firenze. 

Nel maggio 2024 Natura inespressa, che è un dipinto scarno ed essenziale, è stato l'ulteriore frutto di un brevissimo impulso e della mia nitida volontà di voler insistere a dedicare a uno specifico soggetto umano un mio intento creativo, un intento e una dedica che peraltro rimarranno un mistero irrisolto e irrisolvibile per tutti, dunque forse soltanto un esclusivo ed ennesimo frutto della mia solipsistica immaginazione. 

Ancora a fine estate del 2024, dipingendo Cosmico2024 (l'anno fa parte del titolo e per questo motivo si deve scrivere tutto attaccato), sono finalmente tornato a occuparmi solo della mancanza del controllo di qualsiasi forma di probabilità, insita nell'essenza stessa dell'universo che ci sovrasta, insomma niente più persone come soggetti centrali e preminenti dello e nello spontaneo e umanamente riconoscibile slancio del dedicare, ma solo l'ingovernabilità e la stranezza, quasi apparentemente irrazionale dei quanti che ci circondano e di cui siamo il frutto, nella totale imprevedibilità del loro comporsi, comportarsi e aggregarsi per noi, con noi e intorno a noi. 

Ed ecco il maturare di due rounds pittorici postatomici: il primo è già in linea ed è il dipinto Fiori postatomici, il secondo sarà pronto nei primi giorni del 2025, per ricordare che il prossimo agosto saremo a 80 anni dal massacro nucleare di Hiroshima e Nagasaki. 

La paradossale vitalità che esprime Fiori postatomici, sarà confermata e ampliata dal secondo dipinto, per significare che tutto procederà con rinnovata e misteriosa forza, anche oltre la nostra eventuale fine, come umanità, da ecatombe nucleare. 

Eccolo dunque pronto: Albero postatomico, il dipinto che sintetizza esteticamente e iconograficamente il MANIFESTO DELL'ARTE POSTATOMICA e che vuole, all'inizio di questo 2025, in ogni caso immaginare, in ogni caso vuole attestare la possibile vitalità delle forme e soprattutto dei colori che seguiranno, purtroppo nel volgere di un arco di tempo dinnanzi a noi non lunghissimo, alla nostra e a questo punto forse inevitabile estinzione dell'umanità da ecatombe nucleare. 

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Per il curriculum, riferitevi per intero alla breve lettura dei cenni biografici, dove noterete una rapida impostazione dall'apparente svolgimento sofisticato. In realtà si tratta soltanto di un sunto mediante il quale si coglie, con nitidezza, il mio particolare approccio tendente a valori visivi arcaici, ma futuribili come ogni primitiva, irrazionale ancorché simbolica espressione estetica. 

Che poi sono proprio questi valori visivi arcaici, gli unici che possono sfidare i misteri che ci sovrastano. 


Ne consegue la voluta e necessaria assenza di un curriculum classico.

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