Riccardo Rossi Menicagli - pittore contemporaneo
Il 24 gennaio 2025 ho pubblicato il MANIFESTO DELL'ARTE POSTATOMICA, da me finito di stilare l'11 gennaio 2025.
- Come biografia voglio solo mettere in evidenza il dato, di valenza quasi esoterica, che ricevo maggiore benevolenza estetica dall'umanità proveniente o stabilmente residente nell'emisfero orientale... I dipinti che creo (peraltro pochissimi) li cedo alle realtà domestiche delle persone che me li richiedono, come se fossero e come se avessero lo stesso significato dei primitivi frammenti rupestri della grotta di Altamira: nelle loro pareti queste persone dunque appongono, attraverso i miei dipinti, anche una consapevole testimonianza del proprio esistere e delle proprie scelte e simultaneamente intraprendono così anche una sfida al loro individuale, ineludibile scorrere del tempo (presupponendo sempre che lo scorrere del tempo realmente esista...). La mia attività pittorica è però elitaria, intendendo per élite coloro che nella casualità della mia esistenza entrano in contatto con me. Mediante questo filtro apparentemente limitato e angusto, in realtà si creano le opportunità per dipingere pitture che potrebbero andare ben oltre le persone che le possiedono e in questo modo assumere significati e valenze illimitate, da subito e per sempre prive di qual si voglia forma di angustia visiva legata alla riduttiva soggettività della singola natura umana. Per tornare all'emisfero orientale, miei dipinti si trovano soprattutto in Giappone, a Tokyo e in Cina, a Shenyang, ma anche e ovviamente in Italia: a Roma e a Firenze. Sono autodidatta, seppure nipote, da parte di madre, del pittore livornese Voltolino Fontani. Inizio a dipingere all'età di 42 anni, fino ad allora ero dedito solo alla scrittura ed ero un collezionista con lunghissime frequentazioni e numerose acquisizioni di artisti impegnati a sviluppare le più svariate e talvolta contraddittorie istanze estetiche e pittoriche.
Dalla fine del 2022, mi sono aperto maggiormente alle relazioni interpersonali e ho intrecciato contatti anche con umanità residente molto più a occidente delle persone che hanno fin qui connotato e caratterizzato il mio recente passato. In questo modo e citandolo come esempio, un mio dipinto (un pastello a olio a cui sono molto legato per l'infantile amabilità estetica che esprime e per il fatto di averlo miratamente creato per la valenza della persona che ora lo possiede), si può trovare al di là dell'Atlantico, nel perimetro di Boston. Mentre, sempre a occidente di Firenze, con spirito ameno segnalo che è stato molto più difficile e problematico, nonostante la vicinanza geografica, il mio sbarco in Sardegna, ma confido, perché mi farebbe molto piacere, di riuscire a farcela...
Il tempo, ripartendo dal presupposto della generale convinzione della sua sicura esistenza, ha continuato a scorrere e nel febbraio del 2024 il mio dipinto Amore e morte oltre il Gòlgota, è andato a una bellissima persona che vive a San Francesco, frazione del Comune di Pelago, in provincia di Firenze.
Nel maggio 2024 Natura inespressa, che è un dipinto scarno ed essenziale, è stato l'ulteriore frutto di un brevissimo impulso e della mia nitida volontà di voler insistere a dedicare a uno specifico soggetto umano un mio intento creativo, un intento e una dedica che peraltro rimarranno un mistero irrisolto e irrisolvibile per tutti, dunque forse soltanto un esclusivo ed ennesimo frutto della mia solipsistica immaginazione.
A fine estate del 2024, dipingendo Cosmico2024 (l'anno fa parte del titolo e per questo motivo si deve scrivere tutto attaccato), mi sono dedicato a questa iniziale opera che affronta esteticamente la scomposizione dell'universo (scomposizione che può essere speculare a quella dell'interno della materia), opera che ha dato pure il via a una trilogia di dipinti definibili postatomici. In questo modo sono finalmente tornato a occuparmi solo della mancanza del controllo di qualsiasi forma di probabilità, insita nell'essenza stessa dell'universo che ci sovrasta, insomma niente più persone come beneficiari soggetti centrali e preminenti dello e nello spontaneo e umanamente riconoscibile slancio del dedicare i miei dipinti, ma solo l'ingovernabilità e la stranezza, quasi apparentemente irrazionale dei quanti che ci circondano e di cui siamo il frutto, nella totale imprevedibilità del loro comporsi, comportarsi e aggregarsi per noi, con noi e intorno a noi.
Ed ecco il rapido maturare, dopo Cosmico2024, degli altri due rounds pittorici della trilogia postatomica: il primo, del novembre del 2024, è il dipinto Fiori postatomici, il secondo, dei primi giorni del 2025, è Albero postatomico. Entrambi questi dipinti assolvono, anche in virtù della chiarezza dei loro titoli, alla funzione di ricordare che il prossimo agosto saremo a 80 anni dal massacro nucleare di Hiroshima e Nagasaki.
La paradossale vitalità che esprime Fiori postatomici, è confermata e ampliata nell'aspetto strutturale, ma quasi totemico, da Albero postatomico, per significare e auspicare che tutto procederà con rinnovata e misteriosa forza, anche oltre la nostra eventuale fine, come umanità, da ecatombe nucleare.
Cosmico2024, Fiori postatomici e Albero postatomico, sintetizzano esteticamente e iconograficamente il MANIFESTO DELL'ARTE POSTATOMICA, manifesto da me scritto l'11 gennaio 2025 e iniziato a pubblicare alla fine dello stesso mese e che vuole, all'inizio di questo particolare anno, in ogni caso immaginare, in ogni caso vuole attestare la possibile vitalità delle forme e soprattutto dei colori che seguiranno, purtroppo nel volgere di un arco di tempo dinnanzi a noi non lunghissimo, alla nostra e a questo punto forse inevitabile, estinzione dell'umanità da ecatombe nucleare.
Per il curriculum, riferitevi per intero alla breve lettura dei cenni biografici, dove noterete una rapida impostazione dall'apparente svolgimento sofisticato. In realtà si tratta soltanto di un sunto mediante il quale si coglie, con nitidezza, il mio particolare approccio tendente a valori visivi arcaici, ma futuribili come ogni primitiva, irrazionale ancorché simbolica espressione estetica.
Che poi sono proprio questi valori visivi arcaici, gli unici che possono sfidare i misteri che ci sovrastano.
Ne consegue la voluta e necessaria assenza di un curriculum classico.