Biografia

Biografia. Richard Silvaggio nasce a Melbourne (Australia) il 15/2/1976. Si iscrive all'Accademia di belle Arti di Carrara e nel 2008 si diploma con il massimo dei voti (110 e Lode), con la tesi dal titolo FREAKSHOW, "Il brutto e il diabolico nell'arte dal medioevo all'arte contemporanea", con relatore Omar Galliani. Il suo percorso artistico inizia seguendo tematiche grottesche, abbinando alle rappresentazioni pittoriche (spesso raffiguranti personaggi goffi e brutti), oggetti fisici, installazioni, con lo scopo di dare una maggiore completezza ai titoli delle opere. Successivamente mette da parte l'aspetto bizzarro per seguire una linea più delicata e decisamente più figurativa. La figura femminile, il movimento e l'eleganza del corpo diventa per l'artista un punto saldo. Abbandona completamente l'uso del colore per dedicarsi solamente all'immagine monocromatica. La genialità della sua pittura risiede nell'uso sapiente ed elegante del "non colore". Richard in fatti riesce con l'uso esclusivo del bianco e nero a creare giochi di chiaro/scuro che rendono plastiche le sue figure. Quelle della sua ultima produzione, che lui chiama “Gli archetipi del nulla”, sono identità nascoste, fluttuanti in uno spazio non definito, donne eteree, armoniche, a volte imponenti come a voler dimostrare che è l'anima che si impone e non la materialità del corpo. Il suo è un linguaggio originale, quasi provocatorio nei confronti di quell'arte contemporanea che a volte si piega ai cliché del mercato: la sua è una libertà che gli consente di mettersi perennemente in gioco sfidando il presente. Richard Silvaggio ci regala la sua visione poetica dell’inconscio, in una serie di tele e tavole dipinte splendidamente ad olio. Come archetipi di infantili visioni di fantasmi, lenzuola bianche circolano sospese nel nulla nelle sue opere, riempiendo di stupore chi li osserva aggirarsi nel vuoto o riposare lasciando intravedere la sagoma di chi ne è il proprietario senza mai rivelarne le sembianze. Richard Silvaggio mantiene inalterato il gusto per l’enigma ravvivandolo con raffinatezza d’intelletto e di esecuzione pittorica. Artista dotato di una discreta tecnica, si cimenta nel descrivere i morbidi panneggi in tonalità di grigio, bianco fino all’intenso scuro, dando origine a delle grisailles mai noiose, mai scontate sorrette da una forte base spirituale-concettuale. Protagonista è quella parte dell’essere eterea che è il pensiero, chiamato ad assolvere alla funzione di colmare i vuoti esistenziali, in questo caso materializzato in candide, inquietanti apparizioni scaturite dalla fantasia dell’artista e dalla sua capacità di gestire con la pittura la varietà delle sue rappresentazioni. Lo scopo dell’artista è quello di creare un intimo dialogo tra l’opera d’arte e l’osservatore; il quadro deve trasformarsi in una sorta di oracolo silenzioso capace di porre domande ed infliggere risposte. Testo della curatrice Monica Ferrarini.