Prof.ssa Stefania Bison
Roberto Ferrari, intrecci di emozioni e colori di Stefania Bison , articolo apparso sulla rivista “Effetto Arte” n. 6 novembre-dicembre 2012.
Intrecci di colori che si muovono sulla tela, si intersecano e si rincorrono, per poi allontanarsi, quasi a creare una danza, una delicata e armonica sinfonia giocata su calcolati contrappunti cromatici. Roberto Ferrari è pittore legato alla pura astrazione anche se i suoi esordi, e una parte importante della sua maturazione stilistica, sono vicini alla figurazione. Con il passare degli anni, le sue immagini si sono gradualmente dissolte nell’informale lirico, sino a giungere a lavori che giocano sempre di più su un processo di sottrazione della materia. Rispetto all’opera “Intreccio nero su sfondo rosso e ocra n.2” del 2011, dove il supporto è quasi interamente nascosto dal groviglio, sapientemente realizzato e mai casuale, di filamenti di colore, la recente tela “Presenze e dissolvenze” del 2012 si presenta invece essenziale agli occhi di chi guarda, lasciandolo libero di leggerla - e viverla - in base alle emozioni del momento. Le opere di Ferrari sono rivelazioni intense ed ermetiche che si trasfigurano in una comunicazione suadente, dove le emozioni si espandono e si trasformano in messaggi. La scelta dell’informale appare pertanto inevitabile, proprio per la forza liberatoria messa in atto per dare senso e peso a una narrazione soggettiva, che risale dall’inconscio. Per Roberto Ferrari l’informale è soprattutto la chiave metodologica di un’indagine su se stesso, un mezzo per riportare sulla tela l’indicibile, un mezzo specifico per fare riemergere il rimosso in chiave di esplicito riconoscimento dell’io più nascosto. Eseguire forme del tutto astratte e senza alcuna attinenza con il conoscibile, significa per l’artista liberarsi dai limiti della rappresentazione naturalistica, per privilegiare il gioco cromatico e soprattutto la libertà interpretativa dei suoi stati d’animo. Per comprendere appieno la produzione artistica di Roberto Ferrari non possiamo prescindere dal suo profondo, e direi indissolubile, rapporto con la musica. L’artista ha esercitato in passato la delicata e raffinatissima arte del liutaio, e questo dato ineludibile ha fortemente influenzato la sua espressività, sia dal punto di vista del rigore nell’elaborazione del costrutto visvo, che dell’armonia formale dell’intreccio coloristico. La musica diventa così il trait d’union fra i due regni che appartengono all’uomo, quello spirituale e quello materiale; la fusione fra l’uno e l’altro esplode in un unicuum che produce poetiche sinestesie, ovvero visioni informali coniugate in musica.