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Mostra Personale 1998/99
MOSTRA PERSONALE
di
Salvatore De Tommaso
Chiesa della Madonna di Pompei
22 Dicembre 1998/1 gennaio 1999
Da non perdere una interessante mostra di Salvatore De Tommaso, dipendente dell’acquedotto di Taranto, dopo aver conseguito nel 1978 il diploma di perito meccanico presso l’I.T.I.S. “Fermi” di Francavilla Fontana,sua città natale, essendovi ivi nato il 2 ottobre 1958.
Pittore per spirito innato, dopo aver appreso i primi rudimenti dell’arte da Nicola Nocente, altro pittore francavillese, già collaboratore ausiliario presso il Liceo Classico “V. Lilla” il Nostro si perfeziona, come autodidatta “leggendo”molto e soprattutto i grandi artisti che vanno dal primo Rinascimento al settecento maturo.
Quattordici quadri di varie dimensioni, di cui due ovali, simmetricamente esposti, (il primo: un bel “Volto di Cristo” (1996) olio su tavola, che guarda con i suoi occhi azzurri verso il cielo e che potremmo il Cristo del monte Tabor; e il secondo un “Volto della Beata Vergine con il dito”, cosiddetto per il fatto che la falange dell’indice destro fuoriesce dal manto celeste scuro), quattordici quadri, dicevo, appesi ai cavalletti o addossati all’abside, fanno encomiabilmente mostra di se.
Il Nostro imita e spesso rielabora in modo egregio opere di pittori famosi: da Michelangelo Buonarroti a Michelangelo Merisi, da Tiziano a Fra Galgario, da Giotto al Reni senza trascurare i pittori frfancesifra i quali Josè Honorè Fragonard, e Auguste Renoir.
L’uso sapiente dei colori dà la giusta tonalità ai volti che, irradiati, interloquiscono fortemente, ma spesso con pacatezza onorevole, con il visitatore. Si può dire che la nota cromatica, la più pura possibile, si presenta giusta nel timbro che la isola e nel tono che la raccorda alle altre. Pertanto la luce del quadro non è la luce naturale, promana e si diffonde dalla miriade delle note colorate.
Se lo sguardo è volato per un attimo sulla grande pala del “Riposo in Egitto” del 1997, olio su tela (cm. 171 x 106), che fa da sfondo alla mostra, pala che guarda al modello caravaggesco della Galleria Doria in Roma, con quel suo assurdo e polemico tentativo di rovesciare il cono prospettico, proiettando le linee verso il primo piano, anziché verso il fondo, immediatamente, però, lo sguardo è tornato, quasi stregato, sul “Ritratto di giovane disegnatore” (cm. 50 x 70), appeso al cavalletto esterno della fila di sinistra.
Se non fosse stato per la firma “Maxmilian” , apposta, in piccolo , nell’angolo a destra in basso, entrando , avrei detto: è un Fra Galgario, ossia un’opera di Giuseppe Ghislandi, grande ritrattista bergamasco che osservò il vero, fra la fine del ‘600 e il primo quarantennio del ‘700 con penetrante sagacia.
Molto suggestiva è la tela del 1989, raffigurante il “Giovane con canestro della frutta” (cm. 50 x 70)che ricorda, senza sfigurare arcinoto modello del Caravaggio, riprodotto, in parte, sulla banconota da £. 100.00.
Curata nei particolari, l’opra spicca per la sua pregnante vitalità.
Dopo il 1993 il Nostro abbandona lo pseudonimo di “Maxmilian” d’impronta asburgica e firma le opere con il suo nome e cognome anagrafico, e produce un “Ritratto di Padre Pio”, una “Notte di Natale” (1997) ripresa da Renoir, e un volto di “madre Teresa di Calcutta”, che, scriver un invito “a donare il sangue”. L’anziana donna, nel suo tipico abito monacale, vista di con la testa piegata, intenta a scrivere, crea una prospettiva tridimensionale con il foglio che si protende verso destra e la penna verso l’ossevatore.
L’equilibrio cromatico, le corrette movenze chiaroscurali fanno del Nostro un abile ritrattista.
22 Dicembre 1998
Domenico Camarda