Umberto Peschi - 1991 "EVOLUZIONE NELLA RICERCA DI GRAZIOSI"
<<E' da parecchio tempo che intendo scrivere, per stima e per amicizia, una piccola presentazione per il mio carissimo amico, pittore Sergio Graziosi, personaggio introverso al primo impatto e difficilissimo da catalogare, per me soprattutto che non sono un critico e che mella fattispecie potrei essere scoraggiato dalle tantissime presentazioni che lo riguardano e che ho avuto modo di leggere, tutte veramente chiare e importanti, soprattutto di critici di peso, che contano.
Ho avuto con l'artista contatti sin dal 1949 e subito mi hanno colpito i suoi quadri, che in quel periodo denunciavano problemi circostanziati al tempo e alle condizioni sociali della nostra Italia, per la maggior parte figurativi, dove era chiaro il tremendo dramma della guerra che ci aveva sconvolto. Non posso dimenticare quei visi gelidi pieni di paura e di coraggio nello stesso tempo, statici e terrei, dipinti con colori solidi che poco concedevano a virtuosismi o debolezze.
Ho continuato a seguire l'evoluzione della sua carriera che debbo dire, non mi ha affatto sorpreso, perchè l'ho trovata coerente e non inferiore alle mie aspettative. Anche oggi i suoi quadri sono legati sempre alla medesima matrice figurativa di quel tempo trascorso. Graziosi, con tranquillità, continua a dipingere i suoi personaggi che spesso sono figure importanti del teatro italiano, dove lui è inserito per amicizie e parentele, soggetti che il pittore tratta con maestria: il dinamismo è alla base del suo operare; un pizzico di umorismo c'è sempre e i colori non abbondano, ma sono essenziali nel dramma dei personaggi spesso stranamente inquieti ed inquietanti.
Graziosi si cimenta anche come scultore modellando figure, spesso riferite a personaggi storici. Sono modellate senza ripensamenti, cariche di suggestioni. in esse Graziosi dimostra tutta la sua valentia e sensibilità, basta ricordare lo scheletro e il gruppo di vecchi, dove il dramma umano è veramente una cosa feroce e viva. Spero di aver detto tutto ciò che penso, e mi piace ancora esprimere nei suoi confronti una grande stima e simpatia.>>
Ho avuto con l'artista contatti sin dal 1949 e subito mi hanno colpito i suoi quadri, che in quel periodo denunciavano problemi circostanziati al tempo e alle condizioni sociali della nostra Italia, per la maggior parte figurativi, dove era chiaro il tremendo dramma della guerra che ci aveva sconvolto. Non posso dimenticare quei visi gelidi pieni di paura e di coraggio nello stesso tempo, statici e terrei, dipinti con colori solidi che poco concedevano a virtuosismi o debolezze.
Ho continuato a seguire l'evoluzione della sua carriera che debbo dire, non mi ha affatto sorpreso, perchè l'ho trovata coerente e non inferiore alle mie aspettative. Anche oggi i suoi quadri sono legati sempre alla medesima matrice figurativa di quel tempo trascorso. Graziosi, con tranquillità, continua a dipingere i suoi personaggi che spesso sono figure importanti del teatro italiano, dove lui è inserito per amicizie e parentele, soggetti che il pittore tratta con maestria: il dinamismo è alla base del suo operare; un pizzico di umorismo c'è sempre e i colori non abbondano, ma sono essenziali nel dramma dei personaggi spesso stranamente inquieti ed inquietanti.
Graziosi si cimenta anche come scultore modellando figure, spesso riferite a personaggi storici. Sono modellate senza ripensamenti, cariche di suggestioni. in esse Graziosi dimostra tutta la sua valentia e sensibilità, basta ricordare lo scheletro e il gruppo di vecchi, dove il dramma umano è veramente una cosa feroce e viva. Spero di aver detto tutto ciò che penso, e mi piace ancora esprimere nei suoi confronti una grande stima e simpatia.>>