Biografia
"QUADRI DA GUARDARE E TOCCARE"
Stefano Luci
nasce a Roma il 5 febbraio 1945
Studi Classici, si laurea in Architettura alla Sapienza di Roma con 110 e lode.
Dalla maturita’ alla laurea, oltre a studiare, lavora come collaboratore nei maggiori studi Romani ed in contemporanea lavora e disegna nello studio di via Margutta 54, del prof. Giacomo Canestrari, insegnante di disegno all’ Accademia di Belle Arti di via Ripetta, di cui poi diviene socio .
In questo periodo inizia a dipingere per diletto occupandosi principalmente della pubblicità italiana per tutta la filmografia della Century Fox.
Una volta laureato si dedica completamente alla sua professione di architetto operando sia sul territorio Italiano che estero in Libia, Katar, Ungheria e Francia.
Il suo progetto e la realizzazione della cooperativa di alloggi a Monte Porzio Catone degli anni ‘80 è pubblicato sugli Annali dell’Architettura Italiana e altri testi del settore.
Seguono poi pubblicazioni di altri lavori su libri di architettura e riviste.
Progetta e realizza ville e casali in Maremma e propone anche un progetto denominato “PIRAMIDE DEL BENESSERE DEL CORPO E DELL’ANIMA” in località Santa Fiora sul Monte Amiata.
Nello stesso periodo esegue la ristrutturazione della casa Romana e del casale in Trevi in Umbria del Maestro Michelangelo Antonioni e poi cura la scenografia dell’ultimo Suo film "EROS"episodio "IL FILO PERICOLOSO DELLE COSE" e nell’occasione riprende la sua passione originale per il disegno proprio per la creazione delle scene.
Negli ultimi anni riprende idee fissate, in vari periodi, con appunti e schizzi su blocchi e notes che poi realizza, prima con pastelli su carta e cartoncino e subito dopo con pittura acrilica su tela più adatta per le sue esigenze realizzative rispetto all’olio.................e poi sperimenta con ogni tipo di liquido colorato e di varie diluizioni e consistenze.
Penso che si noti la caratteristica della mia pennellata che, oltre a stendere il colore in piano, vuole trasmettere anche la volumetria del colore stesso, per questo la pennellata è grassa ed a più tratti in sequenza.
Porto avanti e cerco di trasmettere il concetto per cui vorrei che il colore debba essere percepito non solo per la sua classica prerogativa di definire una porzione di tela piana e piatta ma, andare oltre, ed attribuire al colore anche una entità volumetrica tutta propria che gli permetta di proporsi come soggetto tridimensionale che occupi un suo personale spazio.
Spazio che definisca ancora meglio il suo essere e la sua specificità nella armonia del quadro nelle sue forme e colori quasi come se il colore volesse uscire dalla stessa tela.
Stefano Luci