Biografia

Prima parte:

Sono nata e vissuta a La Spezia, sangue misto tra sud e nord, sempre intenta a ricucire questa enorme distanza. Anima essenzialmente nomade, amo definirmi viaggiatrice immobile.

Fin da piccola fui circondata da ottimi esempi d’arte, mio padre cominciò a dipingere alla fine degli anni ’40, insieme a Franco Gargiulo. Conosceva Maria Questa, Arigliano, Porzano e Prini.

Sono stata alunna di Gino Bellani, il quale m’ incuriosì al mondo della pittura, ma la predilezione per questo tipo di linguaggio durò solamente per l’ arco di tempo della scuola, poi, senza la sua guida sicura, preferii lasciare.

Giovanissima conobbi la scultrice Lia Godano che mi invogliò ad intraprendere la strada dell’espressione plastica.

Negli anni si susseguirono alcuni corsi di breve durata, qualche fine settimana, sufficienti per fare i primi passi nel campo della ceramica, in poche parole autodidatta. Jean Santilli a Urbino per il raku, Albissola per le decorazioni antica Savona, a Deruta con Giuseppe Temperoni e Rolli Remo per la lavorazione al tornio e raku.

Questo sarebbe stato positivo, ma tra un corso e l’altro c’era poca sperimentazione a causa di molti fattori come lavoro, studio, traslochi…………..

Poco, troppo poco per sentirmi sicura, per potermi buttare in una cosa così grande, da una parte mio padre con la sua arte, dall’altra gli altri con la loro ed io, in mezzo, sparivo.

Era normale per una ragazzina dislessica sentirsi trasparente, come d’ altra parte era normale, per tanti altri, riuscire bene in molti ambiti e sentirsi capaci.

Se da un lato la paura di non significare era pari alla voglia di esserci dall’ altro quella di non riuscire era pari a quella di poter dire qualcosa di significativo.

In questo periodo nacque l’interesse per la lettura e, successivamente, per la scrittura. Quello che mi fece maggiormente soffrire negli anni della scuola divenne un grande amore.

Lentamente trovai mezzi di comunicazione indiretta per potermi esprimere, anche se la consapevolezza di ciò che volevo dire arrivò più tardi.

Dapprima cominciai a trattare male la terra, torcendola, spremendola, strappandola, tirandola contro il muro. Poi presi coraggio e dopo qualche misera ciotola decisi di provare a scolpire un pane di creta ormai a durezza cuoio, inutilizzabile per il tornio, ideale da modellare e scavare.

Uscì fuori “Indio”, tra l’incredulità di tutti ma soprattutto mia, nessuno avrebbe mai scommesso una lira su di me.

 Lo ammiravo e lo rimiravo: le sue imperfezioni erano molte ma lo amai fin dal primo momento.

Poi vennero altri lavori, creati da altri pensieri, nati dalla stessa pancia, tutti con la propria storia.

La scrittura tirava fuori le sensazioni percepite e rielaborate in concetti, ai quali il linguaggio plastico dava forma. Solo successivamente, dovendo presentare a persone estranee i miei lavori, venne la necessità di motivare e raccontare cosa significassero, mistero anche per me fino a quel momento. Così nasce il binomio scultura- scrittura, alimentatosi reciprocamente.

Seconda parte:

“ Vieni con me a Carrara, abbiamo aperto uno studio di pittura, stiamo cercando di creare un gruppo di persone motivate.”

“ …..ma io ho sempre fatto ceramica, certo, mi piacerebbe fare una piccola mostra, dopo tanti anni….”

“ Senza dubbio, quello spazio può servire anche a questo.”

Leana fu molto accattivante ( le devo molto e ancora oggi la ringrazio), così prendemmo appuntamento.

Andammo a Carrara, passammo sul Carriona e su per i vicoli.

 Lo studiolo, piccolo ma accogliente, aveva buone luci, appoggi per i quadri e libri d’ arte.

“Bello! Mi iscrivo; affare fatto.”

A quel punto lei mi consegnò un pennello e mi mise davanti ad una tela bianca…..panico!

Mio padre sì che era un pittore. Aveva sofferto molto, era sensibile, una guerra… un padre che non aveva saputo trasmettergli affetto. Aveva tanto bisogno di esprimersi e realizzarsi, per questo avevo fatto la scelta di non seguire le sue orme ma dedicarmi alla ceramica, in modo da non fargli soffrire una possibile competizione.

Avevamo così perso entrambi un’ occasione.

Lui era mancato pochi mesi prima che Leana mi coinvolgesse nello studio e questa nuova proposta aveva tutta l’ aria di essere un segnale…..

In effetti superato il primo impatto, cominciai a chiedermi cosa avrei potuto fare su quel campo immacolato davanti a me. Avevo in tasca una poesia e pensato più volte a come avrei potuto rappresentarla, un’ idea, un sogno, chissà. Cominciai.

Iniziarono a scorrere segni sullo spazio bianco, dipanando la mia matassa…