27 Febbraio 2020. L'amore non conosce distanza.

di Anna Colombo

quadri in vendita online - 27 Febbraio 2020. L'amore non conosce distanza.

Descrizione

Quanti italiani hanno parte della propria famiglia in un'altra Regione?

Molti "affetti stabili" si sono ricongiunti a Giugno 2020 dopo mesi difficili, trascorsi in gran parte fra le mura domestiche.

Nelle stazioni italiane si è assistito a scene romantiche: baci e abbracci tra parenti, fidanzati, amanti. La fase 3 era cominciata!

Salutarsi in stazione è romantico.

Le stazioni, si sa, sono luoghi dove spesso gli scrittori ambientano parte delle storie d'amore che raccontano. La stazione è il posto degli abbracci spezzati, di quelli ritrovati, dei baci che poi non bastano mai..."Ciao amore"...

Qualche occhio lucidato, un saluto con il suo dolore, anche se poi non sono quasi mai saluti definitivi: la stazione condensa tutto, assorbe, nasconde e coccola.

Io osservo.

Mi sono fermata a guardare quegli abbracci che non mi competono, che non sono i miei ( o forse sì! ), che vedo densi, emozionanti ed emozionati e che quindi rimiro immaginando le loro storie. Mi piace quando si arriva al piazzale e c'è quel momento degli abbracci ritrovati, dei sorrisi e delle valigie da mettere in macchina per andare a casa.

C'è poi qualcuno che va via solo, triste o trasognato.

C'è qualcuno che arriva, solo e nessuno lo accoglie, ma "un amico lontano è a volte più vicino di qualcuno a portata di mano".

( K. Gibran )

Sui binari ad imitare scene di film.

Soli sui binari.

Saluti come se fossero gli ultimi o i primi di altri che verranno.

Binari di storie speciali: paesaggi umani.


(...) "Devo correre, quel treno non aspetta me!" (...)

Quanti treni ho visto passare veloci, persi nell'indecisione di troppi se e ma,

sempre lì a calibrare, soppesare, appesantire.

Sempre io, troppo io, maledettamente io.

Io e le mie paure; io e le mie ossessioni; io e la mia maniacale perfezione.

 Io che non sapevo ascoltare il cuore...(...).

Ma sono stata mai felice prima?

Entro in stazione, chiedo un biglietto.

Destinazione?

Vorrei dire di te.

Non posso.

Salgo sul treno, posto accanto al finestrino, senso di marcia:

voglio guardare avanti e non ciò che lascio indietro.

Scorrono campagne, pali telegrafici, case, vite.

Quel vetro mi separa dal mondo.

In quel vetro vedo riflessa anche me stessa.

Sono parte di quel mondo che vedo scorrere e non riesco ad afferrare, a stringere, a catturare.

Ma cos'è che vedo davvero?

Me stessa o l'idea che ho di me?

Prima di conoscerti ero peso, macerie, corazza di stenti, groviglio di paure: eppure apparivo razionale, severa, disciplinata.

Ero quel che volevo essere.

Ero ancorata ai miei suoni, ai miei riti. Non volevo cadere.

Poi tu.....ed io non sono crollata, sono nata nuovamente, in te e ho iniziato ad appartenerti.

Arrivo alla stazione e tu mi sorprendi, arrivando: allora tutto sembra a posto, riassunto, completamento, intero, perfetto...

..e mi agita adesso, quel pensiero di te, ancora.

(...)


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