Finestrone dell'armeria
Descrizione
Sistemo un po' di mie cose e nel farlo mi imbatto nel mio passato.
Inevitabilmente (ed inutilmente da sempre), mi chiedo quale sia il senso della vita, pur essendo la mia radiazione di fondo filosofica, l'assenza di un senso negli accadimenti della natura. Radiazione che non mi impedisce di continuare a chiedermelo, e perfino di immaginare, o addirittura sperare, che abbiano un fondamento, in una realtà inaccessibile alla nostra ragione, le fiabe che amiamo raccontarci.
Mi sono così imbattuto nei disegni che, con penna biro, pennarelli, o rapidograph, tracciavo durante la naja.
Avevo capito che offrendomi per la corvée regimentale di primo mattino, dopo aver spazzato il piazzale delle adunate e gli spazi laterali, liberandoli dalle foglie, il compito del giorno era finito. Potevo allora imboscarmi. Dicevo a qualcuno, furiere o piantone di camerata, che se c'era bisogno di me per raccogliere qualche nuova foglia caduta, mi avrebbero trovato nell'armeria che era gestita dall'amico Giorgio.
Lì mi rifugiavo.
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