Descrizione

L'opera di Rossana rappresenta un vaso colmo di figure umane – coppie, famiglie, single capovolti e single ancora in piedi – che simboleggiano i diversi modi in cui cerchiamo di colmare il vuoto dell’anima, un vuoto che tutti portiamo dentro di noi in misura diversa. Questo vaso rappresenta la fragilità delle nostre scelte relazionali e il modo in cui cerchiamo costantemente un appagamento esterno per riempire quel senso di incompletezza, spesso attraverso storie d’amore sbagliate, dipendenze affettive e attaccamenti evitanti.

La dipendenza affettiva è una condizione in cui il bisogno di conferme e rassicurazioni è così profondo che la propria autostima e felicità dipendono dall'approvazione dell’altro. Chi vive questa dipendenza tende a sacrificare i propri desideri e limiti personali, temendo la solitudine o l’abbandono, e può arrivare a tollerare persino relazioni tossiche, pur di non confrontarsi con il proprio vuoto interiore. Il senso di "vuoto del vaso" qui rappresenta proprio l'illusione che l'altro possa colmare questa mancanza.

Dall’altra parte, l’*attaccamento evitante* è caratterizzato da una distanza emotiva che si costruisce per paura di essere vulnerabili o feriti. Chi ha questo tipo di attaccamento può sembrare distaccato o indipendente, ma in realtà evita il coinvolgimento profondo, spesso come forma di difesa dovuta a esperienze di delusione o abbandono. La distanza diventa un modo per proteggersi dal rischio di un nuovo dolore, ma porta anche all’incapacità di creare un vero legame intimo, rendendo impossibile riempire quel vuoto con autenticità.

In entrambe le situazioni, queste figure umane nel vaso di Rossana si aggrappano a relazioni che, in un modo o nell'altro, cercano di riempire quel vuoto dell’anima senza riuscirci del tutto. L’opera diventa così una rappresentazione di questa lotta universale: la tensione tra il bisogno di colmare il vuoto interiore e le difese emotive che ci impediscono di lasciarci andare davvero.