In memoria del Vajont

di Livio Billo

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Descrizione

La notte del 9 ottobre 1963, una frana staccatasi dal Monte Toc precipitava dentro la diga del Vajont, provocando quasi duemila vittime, molte delle quali disperse e rimaste insepolte. A sessant'anni dalla tragedia, è giusto e pietoso celebrarne il sacrificio, ché propriamente di questo si tratta: infatti, era noto che i versanti del bacino avevano una morfologia inadatta per uno sbarramento idroelettrico. Ma prevalsero - allora come ora - interessi politico-economici di parte, indifferenti alla sicurezza delle persone e alla tutela del loro ambiente. Un ambiente per altro unico, di rara e commovente bellezza, tanto da costituire,  come il restante  comprensorio dolomitico, un  patrimonio UNESCO. Proprio in ragione del suo essere bene universale; però un bene estremamente delicato e fragile, drammaticamente esposto non solo alla violenza imprevedibile e talora catastrofica della natura, ma anche e soprattutto all'insipienza e all'arroganza dell'uomo, nel suo volersi erigere a signore ed esoso padrone di quella stessa natura di cui egli, comunque, è parte - forse neanche la più importante.

Perciò, nella mia tela, il Vajont gravemente dissestato diventa specchio tragico della vita, delle cose e dell’anima umane che parimenti vanno in frantumi, se la pressione esercitata sull'ambiente naturale diventa troppo violenta e sconsiderata.

L'opera è risultata fra le trenta finaliste del "PAC Bagutta 2024" ed esposta presso la Artè Galleria di Milano, dal 20 ottobre al 3 novembre 2024.


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