LA BRUTTA STORIA

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Descrizione

Margherita Sarfatti, la musa del Duce e del Fascismo. Di Gino Salvi. – 'Storia Verità'

29 Aprile 2020


Chi era Margherita Sarfatti (Venezia, 8 aprile 1880 – Cavallasca, 30 ottobre 1961)? Come mai la sua figura è così poco conosciuta dal grande pubblico? La risposta è che la Sarfatti è stata volutamente cancellata dalla storia. Nonostante che fosse stata non soltanto l’amante ma anche il consigliere politico più fidato di Benito Mussolini, quest’ultimo, dopo l’alleanza con Hitler, non tollerò più che l’opinione pubblica fosse a conoscenza che una donna – un’ebrea – avesse contribuito quanto lui a creare il Fascismo. Perciò, fu una questione d’opportunità politica, insieme agli orrori della seconda guerra mondiale, al desiderio di gran parte degli italiani di dimenticare il passato fascista, all’imbarazzo della famiglia Sarfatti per il coinvolgimento personale e politico di Margherita con Mussolini a far sì che la memoria di questa donna venisse definitivamente seppellita...

Fonte:

https://www.storiaverita.org/2020/04/29/margherita-sarfatti-la-musa-del-duce-e-del-fascismo-di-gino-salvi/

DVX


Margherita Sarfatti


Prefazione di 


Caio Giulio Cesare Mussolini


Adler, 2020


Fonte: 

https://www.ibs.it/dux-libro-margherita-sarfatti/e/9788894469509




Gli Usa e il Duce. 

La passione yankee per Mussolini


Roberto Festorazzi 


31 ottobre 2015


Fonte:

https://www.avvenire.it/amp/agora/pagine/mussolini-


Margherita Sarfatti (1880-1961)

scrittrice italiana, giornalista e critica d'arte, biografa di Benito Mussolini, del quale fu per lunghi anni amante, ultima di quattro figli, nacque da una ricca e nota famiglia ebraica, la sorella Nella Grassini Errera, rimasta in Italia, è deportata con il marito e muore ad Auschwitz 


Margherita Grassini Sarfatti (Venezia, 8 aprile 1880 – Cavallasca, 30 ottobre 1961) è stata una critica d'arte italiana, nota per la sua importanza nel panorama culturale internazionale del tempo.


Si formò sugli scritti di John Ruskin leggendo Marx, Turati e Anna Kuliscioff. Nel 1898 sposò giovanissima, a dispetto della famiglia, l'avvocato socialista Cesare Sarfatti, dal quale ebbe tre figli. Conobbe il giovane Benito Mussolini e tra i due iniziò una relazione, dalla quale Mussolini ricevette aiuto nella sua affermazione sociale. Margherita, di fede ebraica, si convertì al cattolicesimo nel 1928. Il rapporto con Mussolini lentamente si deteriorò, ma con l'approvazione delle leggi razziali la sua fuga dall'Italia non venne impedita. All'estero continuò a mantenere interesse per la cultura italiana, ma divenne meno visibile rispetto al periodo precedente. Ritornò in patria solo alla fine del secondo conflitto mondiale.


Biografia


Ultima di quattro figli, nacque da una ricca e nota famiglia ebraica. Il padre, Amedeo Grassini, era una personalità di grandissimo spicco: avvocato e amico del patriarca di Venezia Giuseppe Sarto (il futuro papa Pio X), condusse, con Giuseppe Musatti, una fiorente carriera imprenditoriale: fondatore della prima società di vaporetti di Venezia (città di cui era consigliere comunale), costituì anche un gruppo finanziario per avviare la trasformazione del Lido in località turistica. Il prestigio dei Grassini crebbe ulteriormente quando lasciarono il Ghetto per trasferirsi nello storico palazzo Bembo, sul canal Grande (1894). La madre si chiamava Emma Levi, cugina di Giuseppe Levi, padre della scrittrice Natalia Ginzburg.


Margherita, già di sua natura assai dotata intellettualmente, ebbe un'ottima istruzione, imparando correntemente quattro lingue, tra cui inglese, francese e tedesco. Fu educata in casa e poté usufruire di insegnanti quali Antonio Fradeletto, Pietro Orsi e Pompeo Gherardo Molmenti. Grazie alla posizione del padre, ebbe inoltre modo di conoscere personalmente numerosi letterati quali Israel Zangwill, Gabriele D'Annunzio e i Fogazzaro (Giuseppe e Antonio).


Fu Antonio Fogazzaro ad avvicinarla al cristianesimo. Comunque, anche dopo la conversione, Sarfatti mantenne sempre il proprio ebraismo, come retaggio puramente culturale, «come bagaglio dottrinale e intellettuale da sfruttare». Ebbe un approccio personale col cristianesimo adogmatico e liberale di Fogazzaro, del quale ammirò soprattutto la critica del positivismo e dello scientismo, il suo misticismo e l’irrazionalismo volontarista, capace di coniugare tradizione e modernità, posizioni che si confacevano con la sua indole e che l'avevano spinta ad allontanarsi dall'ortodossia ebraica.


Impegno culturale


Nel 1898 sposa l'avvocato Cesare Sarfatti, militante socialista, e ne assume il cognome, con cui firmerà tutte le sue opere. Nel 1902 si trasferisce a Milano, dove inizia a scrivere sull'Avanti! della domenica. Nel 1909 è assunta come responsabile della rubrica di critica d'arte dell'Avanti!, organo di stampa del Partito socialista italiano. Tra il 1902 e il 1905 collabora con il periodico Unione femminile, organo di stampa dell'omonima associazione, impegnata per l'emancipazione femminile. Studia il pensiero di Vilfredo Pareto, Georges Sorel, Bergson e Charles Péguy. Sarfatti era convinta che occorresse «educare attraverso l’arte, la letteratura, le iniziative umantario-filantropiche.


Nel 1912 Anna Kuliscioff fonda e dirige la rivista La difesa delle lavoratrici alla quale sono chiamate a collaborare le donne socialiste italiane; anche Sarfatti si rende disponibile a fornire il suo contributo sia con articoli, sia con sovvenzioni personali in denaro. Nello stesso anno incontra Benito Mussolini, non ancora trentenne, dirigente del PSI in procinto di divenire direttore dell'Avanti!, organo ufficiale del partito. Tra i due nasce una relazione che si trasformerà in un sentimento più profondo, durato vent'anni. Nel 1913 la Sarfatti condivide con Mussolini l'impianto della rivista «Utopia». Nel 1918 è assunta come redattrice al Popolo d'Italia, il quotidiano fondato e diretto dal futuro dittatore.


Il suo salotto milanese intorno agli anni venti è frequentato da molti intellettuali ed artisti. Il salotto era uno dei più esclusivi della città, al numero 93 di corso Venezia, che Sarfatti mirava a riportare a un ruolo di centralità culturale a livello nazionale. Muovendosi in questa direzione, nel salotto accoglie il gruppo futurista, letterati come Massimo Bontempelli con Ada Negri, la coppia di scultori Medardo Rosso e Arturo Martini. Talvolta interviene lo stesso Mussolini.

Nello stesso periodo diviene direttrice editoriale di Gerarchia, la rivista di teoria politica fondata da Benito Mussolini. Nel 1922 fonda con il gallerista Lino Pesaro e gli artisti Anselmo Bucci, Leonardo Dudreville, Achille Funi, Gian Emilio Malerba, Pietro Marussig, Ubaldo Oppi e Mario Sironi il cosiddetto Gruppo del Novecento, le cui opere vengono esposte per la prima volta nel 1923 alla galleria Pesaro di Milano. A causa della sua adesione al fascismo - sancita nel 1925 dalla sottoscrizione al Manifesto degli intellettuali fascisti - alcuni artisti si allontanano, non condividendo il progetto di Sarfatti di contribuire alla nascita di una cosiddetta arte fascista.


Tuttavia, nonostante le polemiche, nell’ambito della XCIII Esposizione degli Amatori e Cultori di Belle Arti di Roma organizza la successiva mostra dal titolo Dieci artisti del Novecento italiano (Roma, 1927), nella quale fa esporre i principali pittori romani, fra i quali Bartoli, Ceracchini, Guidi, Socrate, Trombadori, Luigi Trifoglio. Alla mostra non mancano di partecipare tutti i maggiori artisti italiani.


Divenuta vedova nel 1924, Sarfatti si dedica alla stesura di una biografia di Mussolini. Il testo - rivisto accuratamente dallo stesso Mussolini - è dapprima pubblicato nel 1925 in Inghilterra col titolo The Life of Benito Mussolini e l'anno successivo in Italia col titolo Dux. Per la notorietà del personaggio e per la familiarità dell'autrice con il dittatore, il libro ha un enorme successo di vendite (un milione e mezzo di copie vendute solo in Italia e 17 edizioni) e verrà tradotto in 18 lingue, compreso il turco e il giapponese. Per quanto discreta (e non esclusiva), la relazione tra Sarfatti e Mussolini continua nel decennio successivo, fatta di incontri segreti a Palazzo Venezia, non mancando di suscitare in più di un'occasione le gelosie di Rachele Mussolini. Nel 1929 Margherita Sarfatti si trasferisce a Roma con i figli. Nel 1932 però, Mussolini fa un improvviso voltafaccia e la scrittrice viene allontanata dal Popolo d'Italia; cerca un nuovo giornale e approda alla Stampa di Torino.


Espatrio negli Stati Uniti


Nel gennaio 1934 Sarfatti ottiene il passaporto e il permesso di espatriare. Lascia la direzione editoriale di Gerarchia e si reca negli Stati Uniti d'America per un lungo viaggio. È accolta ufficialmente alla Casa Bianca da Eleanor Roosevelt con gli onori riservati alla moglie di un capo di Stato. Alla NBC spiega il fascismo, ma i rapporti con Mussolini si deteriorano rapidamente in quegli anni, con la svolta intransigente della politica fascista. In una relazione in cui politica e passione furono sempre strettamente connessi, anche la separazione fu al tempo stesso politica e privata. Sarfatti si oppone all'avventura coloniale e all'alleanza con Hitler; Claretta Petacci ne prende il posto di prima amante. Nel 1936 Mussolini le fa intendere che non sarebbe stata più ricevuta a Palazzo Venezia.


Con la promulgazione delle leggi razziali nel 1938, Sarfatti si allontana dall'Italia. Si trasferisce dapprima a Parigi, ove tiene conferenze sulla letteratura. Ha rapporti con Jean Cocteau, reincontra Alma Mahler, che di lei disse: "Quando la incontrai in Italia era una regina senza corona, ora è una mendicante reale in esilio." Quindi cerca (inutilmente) di andare negli Stati Uniti; alla fine si rifugia, per sei anni, in Uruguay e Argentina, trascorrendo l'estate a Montevideo, dove l'attende il figlio Amedeo, e l'inverno a Buenos Aires e scrivendo per alcuni giornali delle due capitali, divise dall'immenso Río de la Plata. Qui stringe amicizia con il pittore Emilio Pettoruti, le scrittrici (sorelle) Victoria e Silvina Ocampo e il giornalista Natalio Botana. In Sudamerica comincia a scrivere anche le sue memorie (tuttora inedite), una rivisitazione del suo Dux e dei suoi vent'anni trascorsi a fianco di Mussolini. Inizialmente il titolo avrebbe dovuto essere Mea culpa, poi trasformato in My fault.


La sorella Nella Grassini Errera, rimasta in Italia, è deportata con il marito e muore ad Auschwitz.


Ritorno in Italia


Margherita Sarfatti rientra in Italia solo nel 1947, a guerra finita e con il ripristino delle libertà democratiche.


Al ritorno pubblica il libro di memorie Acqua passata, nel 1955. Vive appartata nella sua villa di Cavallasca, presso Como, sino alla morte, avvenuta all'età di ottantun anni, nel 1961. L'archivio di Margherita Sarfatti è conservato all'Archivio del '900 del Mart di Rovereto.


Fonte: 

https://it.wikipedia.org/wiki/Margherita_Sarfatti




Benito Mussolini

politico, militare, giornalista e dittatore italiano (Dovia di Predappio, 29 luglio 1883 – Giulino di Mezzegra, 28 aprile 1945) 


Fondatore del fascismo, fu presidente del Consiglio del Regno d'Italia dal 31 ottobre 1922 al 25 luglio 1943. Nel gennaio 1925 assunse poteri dittatoriali, instaurando un regime totalitario, e dal dicembre dello stesso anno acquisì il titolo di capo del governo primo ministro segretario di Stato. Dopo la guerra d'Etiopia, aggiunse al titolo di duce quello di "Fondatore dell'Impero" e divenne Primo Maresciallo dell'Impero il 30 marzo 1938. Fu capo della Repubblica Sociale Italiana dal settembre 1943 al 25 aprile 1945.


Esponente di spicco del Partito Socialista Italiano, fu nominato direttore del quotidiano di partito Avanti! nel 1912. Convinto anti-interventista negli anni della guerra italo-turca e in quelli precedenti la prima guerra mondiale, nell'ottobre del 1914 cambiò radicalmente opinione, dichiarandosi a favore dell'intervento in guerra. Trovatosi in netto contrasto con la linea del partito, si dimise dalla direzione dell'Avanti! e fondò Il Popolo d'Italia, schierato su posizioni interventiste, venendo quindi espulso dal partito socialista. Nell'immediato dopoguerra, cavalcando lo scontento per la "vittoria mutilata", fondò i Fasci italiani di combattimento (1919), poi divenuti Partito Nazionale Fascista nel 1921, e si presentò al Paese con un programma politico nazionalista e radicale.


Nel contesto di forte instabilità politica e sociale successivo alla Grande Guerra, puntò alla presa del potere. Forzando la mano alle istituzioni, con l'aiuto di atti di squadrismo e d'intimidazione politica che culminarono il 28 ottobre 1922 con la marcia su Roma, Mussolini ottenne l'incarico di costituire il Governo (30 ottobre). Dopo il contestato successo alle elezioni politiche del 1924, instaurò nel gennaio 1925 la dittatura, risolvendo con forza la delicata situazione venutasi a creare dopo l'assassinio di Giacomo Matteotti. Negli anni successivi consolidò il regime, affermando la supremazia del potere esecutivo, trasformando il sistema amministrativo e inquadrando le masse nelle organizzazioni di partito.


L'11 febbraio 1929 stipulò i Patti Lateranensi con la Santa Sede. Per quanto concerne la politica coloniale, Mussolini portò a termine la riconquista della Libia (1922-1932) e intraprese poi la conquista dell'Etiopia (1935-1936), violando il diritto internazionale e causando sanzioni economiche da parte della Società delle Nazioni. In politica estera sostenne e finanziò i movimenti fascisti, arrivando ad appoggiare militarmente i franchisti nella guerra civile spagnola (1936-1939). Si avvicinò alla Germania nazionalsocialista di Adolf Hitler, con il quale stabilì l'Asse Roma-Berlino del 1936 e firmò il Patto d'Acciaio del 1939. È in questo periodo che furono approvate in Italia le leggi razziali.


Nel 1940, ritenendo ormai prossima la vittoria della Germania, decise per l'ingresso dell'Italia nella seconda guerra mondiale. In seguito alle sconfitte subite dalle forze armate italiane e allo sbarco in Sicilia, Mussolini fu messo in minoranza durante il Gran Consiglio del Fascismo (ordine del giorno Grandi del 24 luglio 1943), arrestato per ordine del Re (25 luglio) e, successivamente, tradotto a Campo Imperatore. Liberato dai tedeschi e ormai in balia delle decisioni di Hitler, instaurò nell'Italia settentrionale la Repubblica Sociale Italiana. Nell'aprile del 1945, approssimandosi la vittoria alleata, dopo aver invano cercato di trattare la resa abbandonò Milano tentando la fuga verso la Svizzera, venendo però catturato dai partigiani a Dongo, sul lago di Como, il 27 aprile. Fu fucilato il giorno seguente insieme all'amante Claretta Petacci.


Mussolini il 9 luglio 1902 emigrò in Svizzera per sfuggire al servizio militare obbligatorio, stabilendosi a Losanna. 

Lì si iscrisse al sindacato muratori e manovali, di cui poi divenne segretario, e il 2 agosto 1902 pubblicò il suo primo articolo su L'Avvenire del lavoratore, il giornale dei socialisti svizzeri. L'attività giornalistica vera e propria di Mussolini cominciò nel 1904.


La Svizzera e la prima militanza


Fino a novembre visse in Svizzera, spostandosi di città in città e svolgendo lavori occasionali, tra cui il garzone di una bottega di vini a Losanna. Venne espulso due volte dal paese: il 18 giugno 1903 fu arrestato a Berna come agitatore socialista, trattenuto in carcere per 12 giorni e poi espulso il 30 giugno dal Canton Berna, mentre il 9 aprile 1904 venne incarcerato per 7 giorni a Ginevra 

a causa del permesso di soggiorno falsificato, per poi essere espulso una settimana dopo dal Canton Ginevra.

Nel frattempo ricevette anche una condanna a un anno di carcere per renitenza alla leva militare. Venne protetto da alcuni socialisti e anarchici del Canton Ticino, tra cui Giacinto Menotti Serrati e Angelica Balabanoff, con la quale avviò una relazione sentimentale. Nel periodo in cui Mussolini risiedette in Svizzera, abitò a Savosa, comune periferico a nord di Lugano, e partecipò al consolidamento dei muri sulla strada di Trevano, sulla Cassarate-Monte Brè e soprattutto alla costruzione della ferrovia Lugano-Tesserete.


In Svizzera Mussolini ebbe la possibilità di avvicinarsi a Vilfredo Pareto, frequentandone le lezioni all'Università di Losanna, dove l'economista italo-francese insegnò per alcuni anni. Pareto (che definirà Mussolini "un grande statista") inciterà il suo allievo a prendere il potere e organizzare la Marcia su Roma (inviando un telegramma dalla Svizzera in cui si diceva «ora o mai più»). Mussolini utilizzò le idee di Pareto per rivedere la sua adesione al socialismo.


Sempre in Svizzera Mussolini collaborò con periodici locali d'ispirazione socialista (tra cui il Proletario) e inviò corrispondenze al giornale milanese l'Avanguardia socialista. L'attività di giornalista rese evidente sin dai suoi primi scritti l'avversione ideologica al positivismo, allora predominante nel socialismo italiano; Mussolini prese subito posizione contro questo orientamento e si schierò con l'ala rivoluzionaria del partito socialista, capeggiata da Arturo Labriola. Con il passare degli anni Mussolini sviluppa una sempre più aspra avversione verso 

i riformisti, tentando di diffondere e di imporre all'intero movimento socialista la propria concezione rivoluzionaria.

È in questo periodo che mostrò le maggiori affinità ideologiche con il sindacalismo rivoluzionario. Dalle discussioni con il pastore evangelico Alfredo Taglialatela, Mussolini trasse 

una conclusione negativa sul problema dell'esistenza di Dio, sul quale tornò a riflettere molti anni dopo. Le sue opinioni saranno in seguito raccolte nell'opuscolo L'uomo e la divinità, una breve dissertazione sui motivi per i quali bisognerebbe negare l'esistenza di Dio.


Fonte 

https://it.wikipedia.org/wiki/Benito_Mussolini


*


Mussolini ateo e socialista: «Dio non esiste»


[...]concetto fondamentale – peraltro comune al fascismo, al nazismo e al comunismo – è che non va cercato il Regno di Dio, bensì va costruito il regno dell’uomo, che si autoredime.


https://www.iltimone.org/news-timone/mussolini-ateo-socialista-dio-non-esiste




PATTI LATERANENSI

accordo tra la Santa Sede e il Regno d'Italia fatto nel 1929


          TRATTATO LATERANO

             (Patti Lateranensi)


Contesto Questione romana


Firma 11 febbraio 1929


Luogo Palazzo del Laterano, Roma


Efficacia 7 giugno 1929


Condizioni Conciliazione, nascita dello Stato della Città del Vaticano


Parti Italia - Santa Sede


Firmatari 

Benito Mussolini

Pietro Gasparri


Fonte:

https://it.m.wikipedia.org/wiki/Patti_Lateranensi



~


11/02/2015


Pio XI definì 

veramente Mussolini 

l'”uomo della Provvidenza”?


PIO XI E L’ALLOCUZIONE SU ‘L’UOMO DELLA PROVVIDENZA’


Ad avversare visceralmente la 

decisione del regime fascista fu il senatore Benedetto Croce che vedeva nella Chiesa una istituzione oscurantista mossa soltanto da interessi temporali, tanto che in aula affermò che essa 

aveva “peccato contro lo Spirito, non rappresentando ormai nulla, se non un complesso di mire economiche e politiche”.


Croce continuò a manifestare la sua avversione al Concordato – come ha ricordato lo scrittore Vittorio Messori in un articolo ripubblicato in “Emporio Cattolico. Uno sguardo diverso su attualità e storia” (Sugarco Edizioni) – e, in un piccolo libro, pubblicato dopo la caduta del fascismo e intitolato Per la nuova vita d’Italia, scriverà: “Nessuno può dimenticare Pio XI, che inneggiò a “l’uomo della Provvidenza”, con il quale strinse i tristemente noti accordi”. Quasi a voler denotare una sorta di “patto mistico-politico tra la Chiesa e il fascismo”.


Fonte:

https://it.aleteia.org/2015/02/11/pio-xi-defini-veramente-mussolini-luomo-della-provvidenza/


*


L'apologia del fascismo, nell'ordinamento giuridico italiano, è un reato previsto dall'art. 4 della legge Scelba attuativa della XII disposizione transitoria e finale della Costituzione.


Fonte:


https://it.m.wikipedia.org/wiki/Apologia_del_fascismo#:~:text=L'apologia%20del%20fascismo%2C%20nell,transitoria%20e%20finale%20della%20Costituzione




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