Descrizione

Una tigre che stringe tra le zampe anteriori l’immagine del globo. Fiera della sua natura felina, essa viene estrapolata dalla dimensione a cui dovrebbe appartenere, in cui dovrebbe vivere, senza alcun tipo di compromesso. Lo sguardo del felino si rivolge direttamente all’osservatore: lo scruta, con sospetto. Impossibile non risultarne attratti e non capire che il felino, in realtà, ci sta suggerendo di far nostro un concetto molto importante, che anche in altre opere l’autrice ha messo in risalto: la gerarchia della natura.

La scelta di far primeggiare sulla rappresentazione in piano dei continenti un animale e non una figura umana non è casuale. L’autrice si mostra, infatti, fedele al rispetto che nutre nei confronti della natura e tenta, riuscendoci, di sortire in chi osserva un senso di consapevolezza e di responsabilità, sottolineando che tutti possono fare in modo che lo squilibrio tra il potere dell’uomo e quello del mondo animale e naturale inizi a perdere vigore.

La scelta cromatica cade su tinte molto forti, distese con decisa cautela, che riescono a risaltare dalla neutralità cromatica dello sfondo e dello specchio d’acqua, che solo supporta ma non risalta. Il punto di luce è, infatti, da ricercare negli occhi della tigre, che racchiudono il senso è la forza della natura stessa.