Maschere e vacuità
di Nicola Viola
Descrizione
Gli occhi chiusi dal sonno e il passo barcollante di chi ha camminato le periferie del
mondo e del proprio animo, in un viaggio di cui non ricorda più l’inizio e che giorno dopo
giorno sembra inesorabilmente portarlo allo stesso gesto, nello stesso immutabile posto.
E’ parte del paesaggio ,è quasi un elemento d’arredo, uguale ad un bidone, dove la
gente butta la propria ipocrisia con uno sguardo di superficiale comprensione.
L’ho visto ieri, il capello arruffato a seguire onde di vento improbabili in questa calura
estiva, la barba rossa e lunga come i capelli, sembrava un nido abbandonato d’uccello,
dove si ammassa la vita consumata che spera un giorno di rinascere. Il suo sguardo
sempre sull’orlo di una mutazione che forse dentro di lui ogni giorno avviene ma poi si
placa nel continuo andirivieni delle birre che una dopo l’altra sprofondano ad addensare
uno stomaco gonfio di rabbia e promesse mancate. Ti guarda con quegli occhi che
sanno di non dover suggerire niente perché gli occhi vanno oltre le parole, quelle le
lascia al mondo che corre e và verso il suo destino quotidiano, lui resta quasi fermo,
pochi passi per brevi cose, niente da costruire o da mantenere se non il suo respiro che
continua ad andare, anche se affannato, verso una nuova notte e una nuova alba
uguale alle tante già vissute.
Capisce subito a quale razza d’uomo appartieni se sei l’arrogante,
l’indifferente, il comprensivo, quello che.... ma si una volta tanto bisogna fare del bene,
oppure quello che volta le spalle e dice ....poverino ,mentre un attimo prima guardava
con disprezzo.
LUi legge la vita che scorre perché non vuole farne parte e dall’esterno, da
lontano, si sà, si osserva tutto meglio.
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