Nine dead trees
di Livio Billo
Descrizione
Boschi e giardini da sempre sono il simbolo del paradiso terrestre e rappresentano l'unione tra l’immanente e il trascendente. Perciò molte religioni ne hanno fatto il centro della creazione umana e il luogo primigenio dell’innocenza e della felicità dell’uomo stesso, ma anche quello dove questa condizione si rovescia nel suo contrario. La perdita dell’immortalità e della beatitudine, in conseguenza di quel peccato di disobbedienza ed orgoglio di cui ci narra il Genesi e che, odiernamente, l’uomo della moderna “civiltà delle macchine” continua a commettere con la sua arrogante, quanto colpevole, pretesa di dominare la natura, sostituendosi al suo Creatore.
Perciò, abbattere o lasciar morire degli alberi - come rappresentato nell’opera - equivale a distruggere quell’originario “giardino” in cui la loro presenza racchiudeva e ci garantiva, in senso non solo simbolico ed onirico, ma anche prettamente biologico, la vita e l’evoluzione, la morte e la rigenerazione, la comunicazione con il creato: dal sotterraneo (con le radici), al terrestre (con tronco e rami), al celeste (con la chioma). In una parola, quella realizzazione di unità, integrità e pienezza d’esistenza che si rappresenta come l’Albero della Vita posto al centro dell’Eden. Un Eden di cui forse altro non ci rimane che la nostalgia di averlo perduto e la colpa inespiabile di questa perdita.
0 commenti
registrati o accedi per lasciare un commento