Particolari de 'Ricordo di un dolore' di Pellizza da Volpedo

di Adfi

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Descrizione

Ebbene questa è l’opera ad olio che sento più mia tra tutte quelle fatte. Ora vi spiegherò anche il perché.

Innanzitutto è propria della mia terra: appartiene all’ Accademia Carrara di Bergamo, a cui fu lo stesso autore, il piemontese Giuseppe Pellizza da Volpedo, a donarla. Giuseppe visse nell’Ottocento e in quell’epoca l’Accademia era anche, come ora, una scuola d’Arte, dove vi erano maestri che trasferivano sugli allievi quelle che erano le loro conoscenze pratiche nel dipingere.

Lui vi rimase due anni, strinse un rapporto di stima solidale e seguì le lezioni di un altro grande pittore, Cesare Tallone. Del loro rapporto e della loro conoscenza è rimasto un epistolario di Giuseppe, dove nomina spesso – quasi in ogni lettera - il suo caro Maestro.

Mentre Giuseppe era a Bergamo morì sua sorella di tisi, all’età di 19 anni. Con quel dolore nel cuore produsse quest’opera – 'Ricordo di un dolore' – che poi lui donò all’Accademia. Se tu andassi a vedere le opere dell’esposizione permanente, vedresti questo grande dipinto della sorella seduta su di una sedia con fare nostalgico, occhi piangenti e persi nel vuoto, naso rosso di chi se l’è appena soffiato. La mano destra è su di un libro aperto con una viola del pensiero essiccata, mentre la sinistra è abbandonata sul bracciolo della sedia.

Appena la vidi, quest’opera, mi parlò come nessun’altra aveva fatto prima. Io che, come Giuseppe, conosco la morte, capii cosa stesse provando quella fanciulla.

Volli riprodurre con la stessa tecnica ad olio il volto e la mano sinistra di questa triste giovane sfortunata fanciulla.

Di tutto il dipinto volli ripresentare solo questi due particolari, uniti tra loro dal colore indaco e bianco ad olio posizionato sulla carta con la spatola; tecnica questa che più si avvicina a me, per la libertà che lascia.

Fui molto soddisfatta del risultato ottenuto e del capire che DAVVERO le opere d’Arte possono parlare.

Anche le mie.

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