Senza titolo #374549
di Paolo Monina
Descrizione
Detriti della memoria, ruderi di paesaggi agresti“enviroment“ e secche radici, grate e reticolati metallicicon graze per medicabili ferite ad imprigionare una“Monna Lisa“: sottile metafora poetica a denunciare lacondizione femminile con al margine un foglio strappatodalle pagine di “Salons“ di Giorgio Manganelli “il Rudere è un mondo di essere, e attende chi lo indagha, chi lo interpreti“.Monina riflette, dunque, su ciò che rimane dello sguardo,fruga negli anfratti della memoria”pour regarder”, dispostoa perdersi per potersi poi ritrovare nel martirologiodella materia, senza abiurare il suo essere fotografo,contro l’ultima moda “still life“ , contro ogni genere diarte figurativa, invocando un’immaginario a cui la riproduzione tecnica e tecnologica ha tolto ormai ogni“aura“ ed ogni elemento di autinticità.L’artista è consapevole che lavorare con i resti per cercarela verità rimane pericoloso, disturba il processo di produzione,risulta difficile teorizzare un metodo, per dar conto dell’esemplarità di un economia artistica, per formare una scolastica contemporanea.Solo una seria riflessione critica sulle poetiche può contrastare la deriva della “catasrofe semantica“ di una ipotetica ricerca di identità.Quando l’arte non ha paura della libertà e riflette sulla sua condizione normariva, poetica, lotta per la sopravvivenza, lotta per contravvenire le regole del gioco,allora si riempe di immagini e di presenze poetiche autentiche, calde.In Paolo Monina tutto questo confluisce nella ragion d’essere delle cose cosÌ come sono, nonostante tutto.(Luigi Campanelli)
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