Annagreta Filippi - pittrice contemporanea
Curriculum d’Artista
Il mio percorso artistico
A livello estetico il mio percorso artistico ha subito una forte evoluzione, partendo
da una situazione molto figurativa, concentrata sulla metamorfosi del vero, in un
ambito quasi surrealista. Sempre affascinata dal surrealismo, dallo sciogliersi, dal
creare situazioni ambigue e inconsce. Credo che anche nei miei lavori attuali ci sia
un forte surrealismo, sia a livello compositivo e materiale, sia a livello ideale di
processo artistico. Questo lavoro mi ha portato a un periodo spaziale, non
associabile allo spaziale di Fontana, molto più immaturo, e crudo, lavoravo sullo
spazio, come vuoto, dove questi asteroidi navigavano, fluttuavano inermi
aspettando un mio schiocco di dita per ripartire, fermavo il tempo, e intravedevo
dei piccoli mondi, ma visti da me come personificazioni di persone a me care.
Questa mia realizzazione fu un grilletto che salta, mi permise di arrivare ad un
livello di coscienza e allo stesso tempo mi permise di perderla per liberarmi
completamente. Lavoravo sempre su quadri molto grandi, per me fondamentali,
dovevo danzare con i miei lavori, stenderli a terra, lasciare che la casualità
ballasse con noi. E poi con tutta sincerità, non mi importava riguardare il lavoro
per molto tempo, ma per un attimo, appena sentivo che era concluso, il trovarmi di
fronte a un mondo interiore così monumentale ai miei occhi mi dava una
sensazione unica, un sentito unico, ero avvolta, non spettatrice di un mondo più
piccolo visto in lontananza. Sentendo molti artisti parlare di come un formato
grande sia d’obbligo, per la liberazione di sé stessi, mi ha fatto sentire capita.
A livello estetico il mio lavoro ha subito un’evoluzione fortissima, ho passato un
periodo dove le mie tele erano degli sprazzi di memoria, dove si svolgevano molte
storie, succedevano molti fatti, si legavano e si slegavano, le forme venivano da
un mondo reale, che il mio inconscio aveva masticato, con dei forti simbolismi,
raccontando una storia non visibile agli occhi di chi non sa vedere.
Avvicinandomi sempre più a un’immagine veritiera di ciò che era il mio ricordo mi
sono fermata. Boccata dinanzi ad una foto scattata in un tempo passato in quel
attimo ho cominciato ad esaminare più i sentimenti di ciò che mi portavano tali
ricordi tralasciando il fatto in se. E così ora ogni qualvolta che mi metto di fronte ad
una tela bianca inizia una connessione e una sfida, nel aprirmi ad essa e fare
uscire tutto ciò che sento, facendo così oltre ad essere un bisogno la pittura è
diventata una terapia.
Ogni volta un pezzetto di anima