Biografia
Sono nata a Roma, il 2 novembre del 1981.
Fin da piccola ho provato piacere nel disegnare, sia a scuola che fuori.
Sono cresciuta nella camiceria di mia madre, tra stoffe, cartamodelli e riviste di abiti fino alla fine degli anni ’80. Copiare i figurini che trovavo sul –Marfy- era la mia passione e già pensavo che da grande avrei fatto la stilista. Ma come è noto, molto spesso i sogni differiscono dalla realtà. Così le mie passioni artistiche e lo spirito creativo, si sono dovute adattare alle esigenze del caso, sia di moneta, che di destino.
Al termine delle scuole superiori puntavo all’ Accademia i Moda, ma alla fine degli anni ’90 erano ancora tutte private e, come al solito, di soldi non ce ne erano mai abbastanza, soprattutto per coprire le spese di un affitto e quant’altro, oltre che delle rette scolastiche. Così ho ripiegato su Belle Arti, la sezione di scenografia mi avrebbe concesso la possibilità di disegnare ancora abiti, certo non per tutti i giorni, di sicuro non sarei arrivata a firmare una collezione di alta moda e tanto meno di prêt-à-porter, ma almeno avrei seguito un percorso tra stoffe e disegni di modelli.
Gli anni dell’Accademia mi hanno portata a conoscere ed affiancare un folle ed eccezionale regista argentino: Gaston Troiani. Con lui mi è stato possibile, oltre che mettere in pratica ciò che imparavo tra i banchi, anche proporre le mie idee e le mie visioni.
Ho seguito i suoi laboratori di attori amatoriali per molti anni (dal 2003 al 2008).
La scarsità di risorse economiche per la realizzazione di scene e costumi, mi portava costantemente ad inventare nuove strategie per creare qualcosa di eccellente che non trasudasse il ridotto budget che avevamo a disposizione. Da allora ho iniziato un percorso di “riciclo creativo” sia nel teatro che nella vita (non avevo un paio di pantaloni manomessi dalle mie mani!).
Nella maggior parte dei casi per le scene mi affidavo alla realizzazione di oggetti in cartapesta o, al recupero di vecchie cose dismesse, in quei casi le vicinanze dei cassonetti potevano nascondere dei veri e propri tesori! Per i costumi, il mio punto vendita preferito erano i banchi dell’usato, mi divertivo a tagliarli, modificarli, assemblarli facendoli uscire dal loro uso comune, rendendoli altro e adatti al personaggio che dovevano accogliere. E’ stata proprio questa filosofia che mi ha gratificato, portandomi addirittura a vincere il primo premio per migliori costumi e scenografia al concorso “TUTTI IN SCENA”, indetto dal Teatro Cometa di Roma nel 2007.
Gli anni dell’Accademia sono stati anche quelli delle prime mostre collettive: nei locali di Trastevere e di Piramide, al Krak del Forte prenestino, per ben tre volte. Amici con cui si condivideva la passione per l’arte, per l’espressione e l’esposizione di pensieri che ci accumunavano.
L’anno di preparazione della tesi di laurea, mi ha permesso di dare forma a tutto quello che avevo imparato, assimilato, digerito e fatto mio nel corso del tempo. In particolare il corso di Estetica in Accademia, mi ha permesso di entrare più intimamente in relazione con una materia che da sempre mi aveva affascinata: la filosofia. Grazie soprattutto ad un eccellente professore di quella cattedra, mi sono appassionata alla ricerca di concetti che potessero giustificare la mia teoria secondo cui Dracula non fosse esclusivamente un mèro personaggio di fantasia, ma piuttosto un essere reale e totalmente immerso nella nostra società.
A tal proposito il filosofo rumeno Cioran è stato un gran maestro:
“Siccome ogni forma di vita tradisce e snatura la Vita, il vero vivente assume quante più incompatibilità gli sono possibili, vive con accanimento il piacere e il dolore, rifiuta qualsiasi sensazione distinta e ogni stato non eterogeneo. L’aridità interiore proviene dal dominio che il definito esercita su di noi, dal rifiuto categorico che rivolgiamo all’imprecisione, al nostro caos innato, il quale rinnovando i nostri deliri ci preserva dalla sterilità.
…
il marasma ci aspetta in agguato: è la rivincita della nostra bile, della nostra natura, di quel demone del buon senso che, un tempo sopito, si desta per denunciare
l’insulsaggine e il ridicolo della nostra volontà di accecamento.
…
dobbiamo imparare a pensare contro i nostri dubbi e le nostre certezze
…
acconsentire all’indimostrabile, all’idea che qualcosa esista”…
(da – La Tentazione di Esistere- E.M.CIORAN).
Sotto il profilo pratico miravo in alto: distruggere e ricomporre Shakespeare, realizzando qualcosa di moderno, avanguardista, minimalista ma soprattutto apocalittico. Così ho affrontato tre dei suoi temi più famosi: Macbeth; re Lear ed Amleto, il filo conduttore era la pazzia generata da una condizione sociale. Questo mi permetteva di mettere in campo quanto Antonin Artaud avesse teorizzato, espresso e provato sulla sua stessa pelle nel teatro della crudeltà, oltre a quel che sosteneva in
“Van Gogh, il suicidato della società”.
La visione dei personaggi protagonisti assumeva tratti onirici, immateriali. Non si trattava più dei soliti personaggi in carne ed ossa, ma di manichini, proiezioni, mummie, gonfiabili mossi dal vento che dell’attore possedevano ancora e solo la voce.
Tanti sforzi e tanti studi mi hanno permesso di guadagnare un fantastico 110 e lode, coronato da un altrettanto fantastico bacio accademico.
Terminata l’Accademia ero in mare aperto: fare l’artista non me lo potevo permettere, tantomeno continuare a seguire Gaston nei suoi progetti a costo e rimborso zero, del resto anche il mondo del teatro si distanziava anni luce da me per via di una politica della conoscenza, delle parentele e dei favoritismi che non mi apparteneva ed in cui mi veniva totalmente impossibile inserirmi.
Avevo necessità di trovare un lavoro che mi consentisse di pagare affitto e bollette, pur venendo meno ai sacrifici che fino a quel momento avevo superato per gli studi e, soprattutto ignorando le mie passioni.
Dopo uno dei tanti periodi da barista tuttofare e donna delle pulizie, mi sono detta che avevo bisogno per lo meno di un lavoro che mi facesse sentire utile per qualcuno. Ho provato nel sociale e, dall’oggi al domani, mi sono trovata a condurre come regista, un gruppo di ragazzi molto particolari.
Era il momento di “mettere in scena” tutto quello in cui credevo.
Sapevo cosa faceva al caso mio: Shakespeare, disintegrato e rimodellato, le sue più famose tragedie rese commedie, i suoi origami linguistici semplificati e totalmente contestualizzati al contemporaneo, renderlo immediato, semplice e moderno grazie al filtro di quei meravigliosi ragazzi che, trovandosi in un confronto diretto con una penna così importante del teatro, si sentivano onorati e responsabilizzati, premiati dalla fiducia che io riponevo in loro.
Nel giro di qualche anno mi ero trasformata da scenografa in regista…ma il sogno di creare una vera e propria compagnia teatrale con loro si è infranto troppo presto, come del resto anche molti altri sogni prima di quello.
Il mio percorso creativo ed artistico si potrebbe paragonare al movimento di un elettrocardiogramma: su e giù, quando più e quando meno, del resto tutta la mia vita, fino a questo momento è stata contraddistinta da un movimento del genere.
L’attuale distacco dal mondo lavorativo, mi ha consentito di riprendere i colori in mano… e anche la penna!
La disoccupazione mi ha permesso di raggiungere un obiettivo: pubblicare il mio primo libro.
Sebbene fin dal periodo dell’Istituto d’Arte, io abbia riempito per anni una quantità di agende innumerevole, ed abbia tentato in numerosi concorsi di poesia, non avevo mai raggiunto nessun riconoscimento.
Il 2014 mi ha permesso di ricevere una nota di merito da parte della Zacem proprio con il mio romanzo breve “NORMALE AMMINISTRAZIONE” edito dalla youcanprint.
Aspiro a scriverne altri…
Ricominciare a creare, dipingere, produrre qualcosa che per anni avevo abbandonato per via della costante mancanza di tempo, mi riporta alla memoria quale era la mia più grande passione, quale è stato il mio percorso di crescita creativo che purtroppo in alcuni momenti è dovuto rimanere in silenzio ed in disparte a causa delle necessità e delle vicissitudini.
Oggi, il desiderio di scrivere ancora e magari pubblicare, viene affiancato al sogno di creare un evento, un pensiero artistico, una situazione, un adattamento ed una rivincita di chi come me ha superato o ancora vive periodi di inevitabile distacco dalla pura e libera creatività: la DISOCCUPARTE.