Biografia

Nasce a Terni nel 1980, si diploma all'Istituto Statale d'Arte di Terni e e si laurea in Architettura a Roma. La sua ricerca artistica coniuga il disegno come razionalità e il colore come emotività. I suoi Principali soggetti sono l'industria, l'Architettura e la figura umana nelle loro più varie accezioni. Vincitore di numerosi concorsi artistici, espone in collettive di pittura in tutto il territorio nazionale. Collabora come Model Maker e supporto grafico alla progettazione architettonica presso studi professionali.

R. Perdicaro

Periferie urbane, elementi industriali, luoghi deserti, dove l'umanità è assente, lontana. Laris Conti ricrea le strutture della società contemporanea rielaborando paesaggi emblematici, immersi in contesti risolti in un cromatismo saturo e innaturale. In una configurazione vagamente metafisica, si definisce un'iconografia testimoniale della civiltà d'oggi, esteticamente ben risolta.

P. Perilli 

"Istituto d'Arte a Terni, poi laurea a Roma in Architettura. 'Model Maker', si confronta con 'opere di arte urbana, estemporanee, collettive e workshop d'arte applicata'. Acrilici indimenticabili, degni del vecchio spirito del Bauhaus (Feininger, Grossberg, Voelker): 'Sylos', 'Traliccio', uno splendido 'Inceneritore' tra il verde e il lilla, vero totem della civiltà post-industriale!"

C. Sensi  

“Opere di impronta figurativa con richiami pop, quelle di Laris Conti che narrano di luoghi industriali silenziosi in ambientazioni rarefatte. Conti esplora l'operosità umana in assenza dell'uomo celebrandone i simboli con tagli decisi e colori vibranti”

Artitalia Edizioni 

L'immaginazione pittorica di Laris Conti si traduce in forme architettoniche che assumono connotazioni di una sensibile visione estetica ed espressiva. Sono immagini allusive e simboliche di un paesaggio urbano emblematizzato, sintesi creativa di una realtà reinterpretata attraverso una rilettura strutturale e cromatica essenziale ed affascinante.

Arch. Alessio Patalocco 

"LARIS E LA PALPABILITA' (LOGICA) DEL NULLA"

 Il mondo irreale non è qualcosa di sconosciuto e fumoso, ma esiste, è ben congegnato, ludico e, soprattutto, estremamente razionale!

Questo è quello che si prova quando si osservano le opere di Laris, qualcosa che sta tra il gioco e la vita, qualcosa di irreale ma palpabile, qualcosa di auspicato e temuto ma sempre presente; qualcosa che sembra voler dire che il mondo non è altro che la rappresentazione di se stesso ai nostri occhi.

Laris sembra riprendere questo concetto classico: se ne appropria, lo analizza, lo sviscera a fondo e lo ripropone agevolmente a noi, spiegandoci (dopo averlo fatto a se stesso) i segreti e la corretta disposizione degli elementi presenti nella sua rappresentazione del mondo; quasi come fosse qualcosa di costruibile, fattibile, esistente in potenza.

Anche Athanasius Kircher si perdeva spesso nella spiegazione logica e razionale di oggetti e architetture mitiche, come se fossero effettivamente costruite. La forza di tale capriccioso (ma ingegnoso) atteggiamento sta soprattutto nel farci intendere che anche quelle architetture mitiche sono possibili e soprattutto reali!

Da qui allora partono gli oggetti estrusi (i "frammenti"), che sembrano essere ottenuti da una massa magmatica di luce e passati alla profilatura tramite una qualche sagoma di una officina astratta; l'attenzione per il sociale (ne "il tempo che passa e nulla trasforma") che emerge dall'uso di figure appena uscite da una cornice pseudo-realista, e trattate come un giocattolo, usando gli stessi mezzi espressivi di un macchiaiolo contemporaneo.

Infine il racconto didascalico e diretto (come ne "le immagini evocano parole"), in cui l'uso di codici semplici e diretti sembrano celare un qualche intricatissimo giro cervellotico di significati che forse non verranno svelati mai!

Il mondo di Laris è logico, razionale e ludico, ma la vera forza sta nel saperci raccontare proprio ciò che sembra contenere: l'idea infinita del Nulla, ricco di rappresentazione.





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