Maestro Mario Nicorelli - pittore contemporaneo

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Maestro Mario Nicorelli

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Biografia
Curriculum

    Chi era il “Maestro” Mario Nicorelli

Mario Nicorelli (Novi Ligure AL, 28 ottobre 1931 – Motta di Livenza 22 maggio 2020) è un pittore italiano originario di Alessandria. Ha esibito le proprie opere in mostre personali e collettive tra Veneto, Friuli, Piemonte e Liguria dagli anni 70 fino ai primi del 2000. Come artista impiegò per le proprie opere tecniche differenti legate alla pittura tradizionale come olio, acquerello, acrilico, encausto. Abile incisore ha realizzato centinaia tra xilografie e acqueforti. È stato l’autore del libro “L’utopia del tredicesimo Apostolo”. Una raccolta di proprie poesie con aneddoti vissuti in prima persona dal dopo guerra ai primi anni 80’. Appassionato di musica classica e di nuove tecnologie, Nicorelli fu tra i primi a credere nel Personal Computer iniziando ad utilizzare tali dispositivi già nei primi anni 80’. Realizzò nel suo laboratorio a Motta di Livenza invenzioni regolarmente brevettate, alcune delle quali sfruttate da diverse industrie nel settore del mobile/arredo. L’invenzione che in maggior misura rese famoso l’artista fu “La Scomposizione Della Luce”. Tecnica unica con la quale il Nicorelli realizzava arte figurativa su lastre di rame. La peculiarità di questa tecnica sta nel realizzare un’opera con l’utilizzo del solo calore e senza depositare nessun pigmento su superficie della lastra.


    Cos’è la Tecnica della Scomposizione delle Luce.

Non confondiamo la “tecnica” con “l’arte” poiché sono due astrazioni tra loro distinte. La tecnica è lo strumento che permette di creare, l’arte è il risultato al quale si arriva per mezzo della tecnica. L’idea di base della “Scomposizione della luce” prende spunto dagli studi di Isaac Newton sulla luce e sulle onde elettromagnetiche. Applicare questa tecnica all’arte figurativa è semplice e possiamo riassumere il procedimento dicendo che: Una superficie metallica trattata con il calore modifica la propria struttura e con essa le onde elettromagnetiche riflesse. Si ha così la proiezione di una differente parte dello spettro luminoso rispetto alla condizione iniziale della superficie non trattata. In poche parole, se inizialmente la lastra utilizzata era di color rame dopo averla “trattata con il calore” diventa rossa, gialla, verde o altra sfumatura che si riesce ad ottenere. Il principio fisico non è altro che: il calore applicato a un metallo ne modifica lo stato fisico, la difficoltà sta nel riuscire ad utilizzare questi colori dove e come vogliamo per ottenere la nostra opera.


    Alcune nozioni di base sulla tecnica delle Scomposizione della luce:

– La condizione termica per applicare questa tecnica al “Rame” varia dai 120° ai 320° gradi circa.

– Ogni gradualità o tono di colore ha una propria temperatura di “cottura”, superata quest’ultima si passa a gradiente diverso o nientemeno che al colore successivo.

– Ogni volta che la lastra viene riscaldata i colori presenti sulla stessa passano al successivo e non c’è modo di fermare questo processo se non ricuocendo la lastra.

– Per ottenere differenti colori sulla lastra come il magenta su un determinato posto e il verde su un altro, la stessa va riscaldata diverse volte a temperature differenti.

– Il verde è l’ultimo colore che si può raggiungere senza distruggere i legami fisici della lastra, superato il verde i legami strutturali diventano talmente labili da mostrare in quelle zone una tinta scura dalla quale non si può più tornare in dietro. La lastra diventa inutilizzabile.

– Per ristabilire lo stato iniziale della lastra o semplicemente parte di essa al color “rame” di base, la lastra deve essere trattata con una soluzione acidula. Al contatto con l’acido la struttura della lastra torna allo stadio iniziale (mostrando cosi il suo color rame come succede quando puliamo certi oggetti con dei prodotti adatti). Tutte le parti non trattate con la soluzione acidula manterranno inalterati i colori già acquisiti con le precedenti cotture in forno.




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    La Vita artistica del “Maestro” Mario Nicorelli

Dopo la Seconda guerra mondiale all'età di 20 anni si trasferì in Jugoslavia dove trascorse alcuni anni lavorando come artigiano in diversi settori.

Accortosi di essere dotato come decoratore, incisore e scultore nel 1952 decise di intraprendere in proprio una nuova attività artistica, quella del pittore.

Rientra in Italia recandosi ad Albissola Marina in Liguria (Savona) per perfezionare la propria tecnica pittorica.

Negli anni successivi visitando studi, laboratori e mostre entra in contatto con artisti già affermati a quel tempo, tra i quali: Lucio Fontana, Giuseppe Capogrossi, Aligi Sassu, Wilfredo Lam, Agenore Fabbri ed Emilio Vedova.

Insofferente alle novità che gli artisti stavano introducendo nel mercato nell'arte, Nicorelli smettere di frequentare i loro studi e si dedica ad un’arte figurativa più tradizionale.

Da li a poco lascia la Liguria ed il Piemonte per trasferirsi nel Veneto, dapprima a Treviso, poi nel Pordenonese ed in fine a Motta di Livenza dove trascorse il resto della sua via come artista ed inventore.

Fu proprio a Motta di Livenza che Ispirandosi alle correnti pittoriche del divisionismo e del puntinismo Nicorelli studia le teorie di Isaac Newton sulla luce per applicarle a quest'ultime correnti artistiche.

L’idea si concretizza ben presto in una nuova tecnica che unisce la tradizione figurativa ad un metodo innovativo per realizzare l'opera.

Siamo alla fine degli anni 70' quando mette finalmente in prativa il metodo che lui stesso chiamò “scomposizione della luce”.

“cit"Uso le onde elettromagnetiche dello spettro visibile riflesse da una superficie metallica per “ristrutturare” il mio modo di dipingere…...


Gran parte delle opere sono state realizzate nello studio di Motta di Livenza in prov. di Treviso. In parte collezione privata della Famiglia.

Molte delle stesse sono state negli anni esposte in mostre nei comuni di:

Motta di Livenza

Oderzo

Pordenone

Novi Ligure

Treviso

Conegliano

Udine

Milano

E diverse sono quelle opere esposte al pubblico in modo perenne in quanto collezione in Sale municipali, nosocomi, uffici pubblici.


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