Descrizione

Ho scelto di indicare questo dipinto con la sigla “E 14” poiché essa è la chiave di lettura dell’opera. Il numero 14 non è un numero primo, non è triangolare, nè quadrato, nè pentagonale, neppure esagonale o altro, non appartiene neppure alla serie di Fibonacci o a quelle di Tartaglia. Non è un numero perfetto e forse la sua caratteristica è proprio quella di non avere niente di particolare ma allo stesso tempo è ciò che lo rende speciale. Dal punto di vista simbolico esso rappresenta la calma, la moderazione, la temperanza: il cambiamento e la lenta trasformazione. Le raffigurazioni che compaiono sullo sfondo del dipinto sono inerenti ad una cultura molto lontana dalla nostra, quella del popolo Ngunnawal. Prima dell'insediamento europeo del 1824, l'area su cui oggi sorge Canberra era abitata infatti da popolazioni aborigene che nell'arco di cinquant'anni risultarono quasi completamente assimilate nella cultura europea. Tale cultura, come molte altre, stanno scomparendo e il rischio è quello di una perdita delle loro tradizioni e dei loro costumi. Proprio in questa zona è sorto un importante osservatorio per scrutare il cielo ed indagarne i suoi misteri. Infatti, la sigla E14 è anche il codice che designa l’Osservatorio astronomico Hunters Hill di Ngunnawal.

Il dipinto al centro intende rappresentare questa ricerca che l’uomo tenta di condurre per svelare l’infinitamente grande parallelamente a quella dell’infinitamente piccolo non rendendosi conto che è sicuramente importante indagare per comprendere le cose più grandi di noi e così distanti, ma occorre non rischiare di perdere quello che già abbiamo e che ci è così vicino da risultare quasi insignificante proprio come il numero 14. Dobbiamo piuttosto cercare di riscoprire che quella grande forza che guida e muove l’universo è proprio dentro di noi, come una scintilla di luce che attende di essere innescata.