Marco Pannella

di Laura Girardello

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Descrizione

Un attore che sul Palcoscenico comunicava verità.

 Quando per la prima volta, attratta da Radio Radicale, salii nella sgangherata sede del Partito Radicale vidi uscire da una stanza Pannella, alto, bellissimo e atletico con un sorriso da divo, ma antipatico e scostante, che mi ignorò totalmente.  A Largo Argentina le porte del partito erano aperte a tutti coloro che volessero iniziare una lotta democratica e non violenta. Vidi in una stanzetta un uomo solo che, con un fiasco di vino, beveva e rideva. In un’altra stanza un gruppo scriveva un “Comunicato”. Poi c’erano Ventura e un prete. Io mi infilai in una stanza dove alcuni giovani parlavano di natura e ambiente. Mi integrai con loro e cominciammo a parlare di inquinamenti e del pericolo dell’energia nucleare. Erano già programmate le centrali nucleari in Italia. Quando chiedemmo aiuto a Pannella e Bonino ci ascoltarono e decisero di appoggiarci. E così fino a che, parlando e discutendo con i vari partiti, le centrali non partirono e il Referendum – con la tragedia di Chernobyl – decretò il NO. Fu durante una manifestazione radicale in Piazza Navona che io mi misi con un tavolino a parlare – per la prima volta – di diritti animali. E trovai in quella Piazza tanti amici. E che c’entra Pannella? C’entra perché agivo nel suo spazio liberamente. Perché Pannella non era né un padre, né un maestro ma un ambizioso artista della politica, un poeta della comunicazione, una persona dove pregi e difetti creavano sempre un risultato positivo e straordinario. So che Pannella viveva in una specie di mansarda e nel suo frigo talvolta conservava un uovo. Sempre al Partito Radicale incontrai Carlo Consiglio che voleva lottare contro la caccia e Alberto Pontillo che voleva abolire la vivisezione e poi Nico Valerio che parlava di una nuova alimentazione. Erano gli anni 1976-’77.  Fu così che nacquero le associazioni, le manifestazioni, i cortei, i tavoli, le petizioni, le proposte di legge popolare, l’impegno civile delle persone “comuni” e dei professionisti della politica. Noi non siamo né figli né discepoli, siamo dei ricetrasmettitori.  Non ci sentiamo orfani perché abbiamo introiettato il metodo di comunicazione, la passione, la fede, l’entusiasmo e non il fascino o il carisma del guru.

Laura Girardello

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