La tela del ragno (gratella nodale)

di Elisa Marianini

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Descrizione

              L’opera affronta il tema del viaggio, visto come un percorso dove spesso l’uomo può perdersi, smarrire la strada a causa delle mille difficoltà, trappole che il vivere riserva. Un percorso che ci pone come in una foresta, in un bosco dal quale dobbiamo uscire per ritrovare la luce. Il pericolo è quello di cadere in qualche trappola tesa e proprio nell’immaginario di numerose culture il ragno è visto con una connotazione negativa, in quanto ingannatore, emblema di colui che può attrarre le prede nella sua rete apparentemente innocua e quasi invisibile e impercettibile.

            Come simbolo, la foresta equivale al labirinto, alla grotta, raffigurando il mondo sotterraneo, in cui si discende e da cui si risale. Questo senso di smarrimento che prima o poi tutti avvertiamo è dato dai fitti rami degli alberi del bosco oltre i quali sta la luce.

             Nell'antichità il labirinto era strettamente connesso ai riti funebri tanto che delle danze labirintiche erano praticate anche nei boschi, tracciando in maniera invisibile, un’ampia spirale di volute, di circonvoluzioni, un po’ come fa il ragno per costruire la sua tela regolare e sapiente tanto da sembrare un ricamo. Questa danza a spirale, aveva implicito il richiamo alla morte e alla rinascita. La tana del ragno, come la caverna è un luogo di passaggio dalla terra al cielo.

             I colori del dipinto sono legati al bosco e al sottobosco: i verdi del muschio e delle foglie, i bruni degli alberi, dei funghi, delle castagne, i rossi dei frutti.

            La foresta inizialmente sembra impenetrabile ma l’uomo puo’ trovare il giusto sentiero per uscire dal fitto bosco, anche se prima è necessario inglobare le tenebre per rivedere la luce. La spaccatura nella terra simboleggia un grembo materno, collegato al simbolismo della fecondazione della terra da parte del cielo.

            Anche la Sacra Bibbia collega la nascita e la morte di Gesù alla grotta o caverna, e Platone racconta il “mito della caverna”, mentre Ovidio narra un episodio mitologico che ha come protagonista Aracne, una giovane fanciulla conosciuta per la sua abilità nella tessitura, la quale osò sfidare in bravura la stessa dea Minerva, protettrice delle Arti, compresa l’arte della tessitura. La dea per punizione la trasformerà in ragno.

            La dicotomia della donna ammaliatrice, ingannatrice che al tempo stesso sa essere angelo del focolare o donna perfida mangiatrice di uomini può anch’essa diventare metafora di questa dualità di luce e tenebre che necessariamente l’uomo deve vivere e conoscere, puntando alla ricerca del luminoso interiore, di tutto ciò che possa materializzare lo spirito e spiritualizzare il corpo.


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