Un giorno o tutta la vita nell'isola sirenica
Descrizione
Nel mito del canto delle Sirene pare che i faraglioni di Capri fossero luogo di ritrovo delle affascinanti creature marine, metà donne e metà pesce. Nel mistero del canto delle Sirene si celava l'elisir della lunga vita, ma in verità la Capri sirenica era un prato fiorito di asfodeli coperto da ossa di cadaveri putrefatti. Le Sirene volanti donavano l'oblio dai dolori del mondo, arpie che si trasformavano con il loro canto in sensuali ed eteree fanciulle e i naviganti, catturati dalle loro voci melodiose e dal loro incantevole aspetto, erano spinti a schiantarsi contro gli scogli. Ad Ulisse cantano le sue imprese, memorie che avranno qualche impatto nella psiche e nell’emotività di questo eroe moderno che le ascolta, come fossero l'impersonare della sua stessa coscienza che mette l’uomo dinnanzi a sé stesso, per provare quanto sia in grado di resistere al canto sensuale ed ammaliatore. Pertanto chi ascolta il canto delle Sirene, non avvertiva la necessità di proseguire il cammino.
Era necessario che nel suo viaggio di ritorno a Itaca, Ulisse si incamminasse in quell'isola, per sfidarsi su quanto fosse capace di resistere all'udire della forza distruttrice del desiderio.
È credibile che dentro il significato mitologico del canto delle Sirene si possa iscrivere anche la perfetta incarnazione del carattere delle isole mediterranee che va a intrecciarsi con la propria identità. Per il loro valore archetipo le isole mediterranee come Capri, richiamano a luoghi in cui il tempo si ferma, rendono sordi ai dolori del passato, allietano col suo canto ispirando poesia, ma allo stesso tempo imprigionano in quella cella di bellezza che ne cela innumerevoli inganni. Bellezza che spesso si sedimenta nella memoria e uccide mentre canta la vita.
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