Nuda è la strada
Descrizione
Durante il corso della pandemia la mia attenzione si è rivolta istintivamente a una dimensione più esistenzialista del tema pittorico. Come ogni esperienza che ci sottrae dalla pienezza della vita, quella della pandemia ci ha travolto sradicandoci dalla strada, ma non dalla sfera dei desideri che anche nelle situazioni più disastrose sopravvive, perché trova altre strade per venire a galla.
Poi le prime libertà concesse, i locali notturni aperti fino alle 22, i divieti di consumare all'aperto, hanno fatto spazio a una sorta di clandestinità anche dei sentimenti.
Non mi ha interessato raccontare la pandemia, ma i sentimenti che ne sono scaturiti rimarcando quelli già presenti nella consueta normalità di un mondo che ha perso i propri connotati. Nell'opera c'è l'intento di raccontare una scena quasi d'amore per tempi disperati, in un luogo che sembrerebbe di periferia, dove ci si sente perduti o dove due amanti si perdono perché per un momento fugace si ritorna ad amare. La voglia di abbandonarsi di nuovo all'altro, perché in quell' apparente desolazione s'intravedono ancora sprazzi di bellezza. Se il locale è demodé, le donne presenti sono eleganti, seducenti, come se si trovassero in un contesto che non le dà luce, vivendolo tra l'attesa e l'abbandono.
In alto a sinistra del quadro è attaccato un foglietto strappato con una frase che diventa una dedica all'opera, tratta dal libro del regista Paolo Sorrentino:
"La strada insegna tutto. La strada ti fa amanuense del mondo e ti dice non ancora, non più, non adesso, no, no e ancora no. Là in strada dove i desideri si fanno fetidi, le speranze oggetto di risata. La strada è nichilista e non si stanca mai di ripeterlo."
Questo dipinto è per chi si è perso almeno una volta per strada, per chi si è sentito inadatto, per chi almeno una volta ha assaporato la meraviglia e come in un contesto post-bellico è chiamato a ricostruirla.
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