Il girone dei mistificatori, anno 2017 (100 x 100, olio su tela)

di Impedovo

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Descrizione

Il girone dei mistificatori, anno 2017 (100 x 100, olio su tela)

Liberamente ispirato al ciclo di affreschi di Luca Signorelli nella Cappella di San Brizio nel duomo di Orvieto che sviluppano il tema “Storie degli ultimi giorni” e nel particolare, con un accento grottesco e quasi voyeristico, rappresentano le scene della dannazione umana in occasione del giudizio universale, il quadro riprende il tema delle pene da scontare tramite la dantesca legge del contrappasso, questa volta interamente dedicato a chi mistifica la realtà e a chi ha il potere per farlo, ovvero ai giornalisti. Se Dante fosse stato in vita non si sarebbe certo fatto sfuggire un peccato, ancora inesistente nel 300’, cioè la deliberata alterazione della realtà operata tramite i media e la diffusione di false informazioni o la manipolazione delle stesse. Tale peccato probabilmente, proprio per la sua gravità legata a ciò che comporta in termini di libera scelta da parte del popolo, sarebbe stato probabilmente paragonabile all’ignavia, i cui dannati furono considerati non meritevoli di essere collocati neanche all’inferno, proprio per sancire il peso di tale colpa! Se quest’ultimo peccato implicava l’assenza di volontà da parte del singolo di prendere una posizione in vita e di essere condannato nell’aldilà a seguire eternamente un vessillo bianco punzecchiati e stimolati da insetti, la mistificazione della realtà induce invece il singolo ad essere vittima ed incapace di vedere le cose per quelle che sono, quindi lo induce a subire un’alterazione della sua percezione nell’esprimere un obiettivo giudizio sull’operato della politica rendendolo dipendente e schiavo dal condizionamento. La pena è rivolta a chi opera tale condizionamento. La finta democrazia attuale si regge essenzialmente sulla capacità e possibilità di condizionare le masse e il giornalista rappresenta lo strumento del potere per attuare il controllo sulle stesse. Nella rappresentazione si può cogliere un gorgo tecnologico-umano di giornalisti che con le proprie armi terrene espiano la propria condanna, questa volta in vita, con la pena che li vede perennemente costretti a circondare dei politici raffigurati senza bocca, quindi che non possono dire nulla e che non hanno nulla da dire.


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