Testamento di Eros
Descrizione
I miti hanno ormai perduto il sacro splendore del mattino. Il divino in essi annunciato è da tempo obsoleto e l’Olimpo è abitato da aride rocce. Ma se dai templi distrutti gli dei sono fuggiti per sempre, i miti possono ancora annunciare un ricco senso dell’umano, per la nostalgia dell’origine: intesa simbolicamente come luogo ideale dell’armonia, dell’identità e della stabilità, contrapposto al tempo storico.
Ciò che resta della dimora di Eros, sono solo rovine di un tempio in equilibrio precario, poggiato su un’immensa superficie, fragile come il cristallo, ma tuttavia ancora contemplato e quindi carico di dignità. Sotto un cielo austero, fra la quiete e la tempesta, Eros governa con Psiche, in un nostalgico abbraccio che sa di infinito.
In essi c’è un senso del Philomythos: il mito è narrazione che desta meraviglia. Nella sua essenza può essere fonte inesauribile di significato: diventa egualmente credibile che dietro il significato che il mito immediatamente dà, se ne nasconde un altro, più ampio, che come quello di Amore e Psiche, contrasto fra razionalità e istinto, anima e corpo, perdura nel tempo assumendo morali e significati nuovi.
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